Si riparte ma la scuola non sarà la stessa
Si riparte ma la scuola non sarà la stessa
di Gregorio Iannaccone
Che strana scuola questa che va rocambolescamente ad incominciare, ancora più strana di quella che a giugno si chiuse con le speranze rimaste vane di un ritorno al rassicurante antico…
La pandemia ha resistito al caldo dell’estate, ai frastuoni delle discoteche, ai negazionisti distribuiti su tutto il globo terrestre, che in qualche caso l’hanno pure provata sul proprio corpo…
Il protagonismo a tutti i costi, che dall’inizio dei contagi caratterizza le istituzioni locali e nazionali del nostro paese, va misurandosi anche sul sacro terreno della scuola, ove la legislazione concorrente prevista dalla frettolosa modifica costituzionale del titolo V, ne dà ampia e deleteria possibilità…
Riaprire è stata ampiamente e diffusamente declarata come priorità assoluta; sulle prospettive e sul senso vero del ricominciare ci sono assordanti silenzi o interrogativi lasciati in sospeso…
Si apre, e quando?
Si fissa la data senza tentennamenti, ma tutti quelli che possono ci mettono mano, le elezioni alle porte contano più delle lezioni, i voti elettorali valgono più dei voti scolastici, sempre ammesso che il superiore ministero, come una volta si definiva quello dell’istruzione, riesca a definire se ancora si prosegua per voto o per giudizio…
E poi ci sono le votazioni… Da tempo immemorabile andiamo dicendo che le scuole non possono trasformarsi in seggi elettorali. Tutti i comuni hanno tanti locali adatti allo scopo, ma quasi nessuno ci prova ad ipotizzare soluzioni alternative… Se la fantasia non può andare al potere, ci accontentiamo almeno del buon senso…
Al di là della pandemia, basterà una pioggia annunciata di forte intensità, un vento autunnale, qualche fiocco di neve per provocare continue chiusure, che faranno diventare l’anno scolastico sempre più breve, sempre meno rispondente ai bisogni essenziali degli studenti.
Mai come adesso la scuola ha avuto tanti estimatori, tanti esperti, tutti prodighi di consigli più o meno interessati, con le competenze che oggi si richiedono a critici e protagonisti, praticamente pari allo zero…
Un dibattito surreale su distanziamenti, segnaletica, mascherine, banchi fantasiosi, trasporti, assunzioni di personale, poco spazio al come ripartire, ai problemi che l’emergenza ha amplificato e messo impietosamente sotto gli occhi di tutti, non soltanto degli addetti ai lavori.
La didattica è ancora prevalentemente compressa sull’insegnamento frontale, la cultura digitale è stata frettolosamente e in tanti casi estemporaneamente acquisita per l’emergenza incalzante e la generosa volontà della gente di scuola di darsi da fare, di fornire risposte ai bisogni nuovi ed immediati, di essere utili alla società in tutte le circostanze, come sempre…
Sono ancora tanti i ragazzi (forse due milioni) che non hanno saputo o potuto partecipare alle lezioni a distanza, riuscendo a collegarsi con i docenti.
Una nuova forma di dispersione, che ha reso la scuola più lontana, irraggiungibile, con nuove povertà educative… Nonostante il generoso impegno di tanti dirigenti e docenti che non hanno saputo più che cosa inventarsi per continuare ad offrire la migliore offerta possibile. So di chi ha passato e passa a lavorare anche per buona parte delle notti e ha rinunciato alle vacanze, o quando c’è andato è rimasto attaccato al proprio telefono per risolvere ogni giorno problemi nuovi, o interpretare contraddittorie disposizioni vaganti, o sollecitare comuni e province a fare la loro parte per approntare gli spazi necessari.
Come da inveterata tradizione, i protagonisti veri della scuola, gli studenti, sono finiti ancora una volta in secondo piano, perché è sempre difficile centrare l’obiettivo che riconosce la centralità di chi apprende…
Si é data scarsa attenzione alle loro voci, sopite come le nostre in queste inimmaginabili chiusure, con le distanze fisiche che rischiano di trasformarsi in incolmabili lontananze, progressiva perdita degli altri, ripiegamento su se stessi, un sé che non si ritrova tra le paure, le incomprensioni, i sospetti, gli egoismi…
I paesi, le città non saranno più quelle di un anno fa, di tutti gli anni che ognuno ricorda fin dalla sua infanzia…
Ci sarà il solito traffico caotico dei primi giorni di scuola, con auto ancora più numerose e nervose, rimarrà lo stazionamento delle mamme dopo le entrate dei bambini, indaffarate a confabulare non più sulle nuove o vecchie maestre, ma sul colore delle mascherine, sulle false e vere notizie di contagi della porta accanto… Mancheranno le voci armoniosamente disordinate dei piccoli, gli entusiasmi, i gridi di gioia, gli abbracci spontanei, le corse senza meta…
I più grandi continueranno a tenersi per mano, ma senza la convinzione di una volta… C’é ancora il pensiero del primo bacio, ma si rimanda a tempi migliori, come il secondo che non c’é più stato…
Diventa più pericoloso, anzi proibito scambiarsi la penna, il quaderno coi compiti da copiare, si impone la stretta vigilanza genitoriale, in qualche caso ossessiva e traumatizzante, un incubo quotidiano…
Le scuole non saranno più le stesse, invase da cartellonistica di ogni tipo, frecce e cartelli come negli affollati aeroporti, tutti mascherati senza l’allegria del carnevale, senza i pochi scherzucci di dozzina, tanta fatica a riconoscersi, tanto sconforto per non potersi più abbracciare, comprimere i moti spontanei dell’anima e affidarsi alla prudenza, alla paura…
Scuole festanti, con il canto che metteva allegria nelle aule e fuori, in tutto il quartiere, in tutta la città… Ma non si può cantare più, può essere pericoloso… Chi l’avrebbe mai detto!
Come saranno da grandi questi figli del Coronavirus?
Forse un po’ meno preparati, un po’ meno felici…
E’ ancora tutta da definire una visione strategica inclusiva, perché l’Italia possa diventare paese delle eccellenze e non sempre paese del tirare a campare… Questa pandemia è come un devastante terremoto, abbiamo la possibilità di utilizzare il Recovery fund per rifondare la nostra scuola, con sempre meno alunni per l’inarrestabile calo demografico, ormai diffuso in tutte le aree geografiche.
Questa può essere la grande occasione per ridare ossigeno e valorizzare l’autonomia scolastica e così ridurre e progressivamente eliminare l’esclusione dal circuito scolastico, soprattutto dopo la scuola media, mediante la personalizzazione del percorso educativo di ogni alunno, per acquisire la capacità di imparare ad imparare non solo a scuola, ma per tutta la vita. Una scuola che sappia finalmente e diffusamente stimolare la capacità di porsi davanti ai problemi per affrontarli e risolverli, coniugando la creatività personale con il pensiero critico che va progressivamente riducendosi in tutti…
Settembre, andiamo!
E’ tempo di ritornare…
Non sarà un anno facile…
Ma i dirigenti, come sempre, sapranno assicurare la migliore qualità possibile del servizio scolastico…
Con la serena determinazione, il collaudato spirito di servizio, il sorriso aperto e franco che spianerà la strada al lavoro degli altri e agevolerà l’apprendimento e la crescita umana e civile dei ragazzi.
Tutto passa, anche le pandemie prima o poi se ne andranno…
Ma tutte le cose belle che sapremo fare le ritroveremo ancora più belle nel futuro.
Coraggio ragazzi, docenti, dirigenti, personale tutto che sta a scuola, famiglie che trepidamente seguono da casa…
Anche stavolta ce la faremo.
Perché un paese senza scuola non è più un paese…
Si trascina, vivacchia, si illude…
Senza la scuola non c’è la vita, non c’è il futuro…