Riaprire la solita scuola scippata del suo futuro
Riaprire la solita scuola scippata del suo futuro
di Laura Patrizia Cagnazzo
La malcelata voglia di fare piazza pulita di una scuola sfibrata, penalizzata e dequalificata da anni di politica cieca e riduttiva, sarà mai balenata nella testa di qualch moderno solone che siede sulla poltrona di viale Trastevere? Il pesante fardello normativo, organizzativo e gestionale, di reclutamento del personale, (e non solo) di tutto ciò che ruota attorno al mondo della scuola, oggi appare, più che mai, inadeguato e compromesso a facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro ed a farli competere nello scenario internazionale, aiutandoli ad affrontare il futuro. È difficile parlarne apertamente e senza sovrastrutture, privando un messaggio dalle logiche lobbistiche, ma chi si espone, spera sempre di dare voce al buon senso e al pensiero divergente e costruttivo. Alla scuola è stato strappato, o meglio “scippato”, il suo ruolo istituzionale e formativo, complesso per la variabilità e poliedricità di un modello “olistico” di cittadino. Tutto ciò riguarda l’istruzione, educazione e formazione delle future classi dirigenti, legate indissolubilmente ai principi della carta costituzionale e non a quella del mercato degli stakeholder. Ad ognuno il suo ruolo: il mercato crea i posti di lavoro, nelle loro variegate offerte, la scuola forma i cittadini competenti e rispettosi delle istituzioni e del loro pianeta terra. Non è un problema da sottovalutare o banalizzare. Le conseguenze dell’impreparazione dei nostri politici nell’affrontare il problema della pandemia è il frutto di una mancata preparazione etico – culturale e del senso puro della parola “politica”. Ciò che continua a condizionare un‘istituzione fondamentale, quale è la scuola, apparentemente sacra ed intoccabile per l’intera società, è la mancanza di visione dell’attuale ruolo che dovrebbe ricoprire la stessa scuola, senza se e senza ma. La pandemia e le sue terribili conseguenze, che stiamo subendo, sembra non aver insegnato nulla a nessuno. I “salvatori”, così come quelli che volevano aprire il Parlamento come “una scatoletta di tonno”, stanno appiattendosi sulle logiche e consuetudinarie scelte economiche: riduzione dei costi e degli investimenti sul personale della scuola, sulle infratecnologie, strutture, mobilità dedicata, “device“ tecnologico, sicurezza degli ambienti di lavoro, autonomia di scuole dimensionate e pure già acclarate sulla carta, oserei dire, da una legge di bilancio varata lo scorso dicembre 2020 dalla maggioranza parlamentare, una legge razionale che non vedrà la sua attuazione perché in Italia, come si suole dire : “trovata la legge trovato l’inganno”. Le sedi dimensionate (rimodulate e rese autonome dalla su indicata legge, da 600 a 500 studenti e da 500 a 300 nelle isole minori) saranno, il prossimo anno 2021/22, date di nuovo in reggenza ai già dirigenti, bloccando, di fatto, nuove nomine. Questi già dirigenti, già oberati da un’assurda burocrazia, dovranno gestire in reggenza le stesse scuole che la legge 2020 aveva reso autonome, quindi, per un solo anno. Anche in questo caso il calo demografico non fa sconti ai nostri studenti, così, piccoli e grandi torneranno a settembre in classi con 30 allievi, in barba a qualsiasi distanziamento suggerito, con mascherine a coprire il respiro, con finestre aperte anche in pieno inverno perché nulla, dico nulla, è stato fatto per rimodulare organici, diminuire studenti per classe, introdurre sistemi di areazione certificati per il ricambio di aria pulita nelle strutture scolastiche. Quanto tempo dovremo ancora perdere? Riapriamo! L’importante è riaprire non chiedersi cosa si stia facendo per la sicurezza, per un sistema scolastico e formativo più efficiente ed efficace. Basterà a tacitare i genitori preoccupati, i docenti non ancora vaccinati, i dirigenti scolastici con scuole fatiscenti e con platee così affollate, per numero di studenti, paragonabili, per necessità organizzative e distanze geografiche, ad un piccolo paese dell’entroterra, o di montagna o di un’isoletta mediterranea? Ne dubito fortemente; alla fine, le scuole, temo, riapriranno nelle stesse condizioni di prima, tutti preoccupati che le nuove varianti dell’epidemia non colpiscano i nostri ragazzi, presumibilmente non vaccinati, perchè ancora nessuna programmazione, o nessuna sperimentazione è stata attivata con i ragazzi al di sotto dei 16 anni. Loro non ne hanno colpa, vogliono vivere, giusta tensione emotiva di ogni generazione! Forse, il segretario Letta, pensando di dar loro la possibilità del voto, spera in una più matura scelta politica rispetto a quella sino ad oggi operata da una generazione che, e’ sotto gli occhi di tanti, ha fallito il suo compito: cioè tracciare il sentiero e le prospettive per il loro futuro. Insomma, la tensione tra interessi contrapposti, a metà tra populismo a buon mercato e sovrastrutture ideologiche, condita dalle necessità economiche di una classe politica che ha sempre sottovalutato il ruolo sociale dell’Istituzione educativa, quale vera chiave di volta per lo sviluppo di un Paese moderno e democratico, oggi appare sempre più evidente, con tutte le sue incoerenze e fragilità. Mi domando, cosa ci ha insegnato la pandemia? Ai più riflessivi il compito di ripensare ad un nuovo e coraggioso modello sociale.