L’ultimo suono della campanella
L’ultimo suono della campanella
di Bruno Lorenzo Castrovinci
Un anno che volge al termine, il secondo in cui la scuola si trova in uno stato di emergenza, ma cosa è cambiato? Cosa c’è di nuovo? Quali stati d’animo? Quali speranze?
Fiumi di risorse, tantissimi acquisti, una scuola rinnovata certo, con banchi nuovi, arredi nuovi, laboratori e dotazioni informatiche di tutto rispetto. Per chi ha speso bene quanto ha ricevuto sicuramente restituisce alla comunità strutture attrezzate, rinnovate, con ambienti di apprendimento in linea con i tempi.
Certo non è dipeso solo dai Dirigenti Scolastici, ma dal DSGA e dal personale ATA alle prese con procedure di acquisto che, nonostante l’evoluzione delle piattaforme elettroniche commerciali come Amazon, Ebay per finire ai più semplici portali di vicinato, o ai grandi portali cinesi, non è riuscito a realizzare un sistema di approvvigionamento semplice.
Basti provare ad entrare su Acquistinrete per rendersene conto, pessima descrizione degli articoli, procedure non chiare che spesso non vanno a buon fine, sia per colpa del fornitore ma spesso del sistema stesso. Provate a fare acquisti inferiori a 400 euro e ve ne accorgerete. E le determine a contrarre semplificate lenzuolo del quaderno n.1? Veri e propri vademecum, con preamboli infiniti e ripetitivi sempre uguali, dove alla fine ci si dimentica anche di inserirvi le cose essenziali.
Se poi uno si avventura in RDO si rende conto che non ne vale la pena. E se il mondo Universitario ormai applica l’Accordo Quadro per approvvigionarsi, le scuole sono alle prese con un principio di rotazione che inibisce e impedisce di lavorare con chi magari si è reso disponibile a risolvere tantissimi problemi.
Piano estate certo, finalmente una semplificazione sull’attribuzione delle risorse, con candidature ai progetti PON semplici, facilitate da schermate precompilate personalizzabili, ma la gestione degli interventi rimane comunque ancora macchinosa, con la difficoltà che hanno le scuole soprattutto nella produzione e pubblicazione dei tanti atti necessari, che potrebbero essere ridotti, semplificati, anche questi facilitati, magari con l’utilizzo stesso della piattaforma di gestione.
Informatica, quindi, la parola chiave dove il Ministero dovrebbe guardare, con investimenti mirati a semplificare il lavoro degli uffici, che di fatto hanno sempre più risorse insufficienti per una corretta gestione e per far fronte a tutti gli adempimenti.
Poi c’è l’annosa questione dei contratti a termine, spesso succede che, per puro caso, la scuola assuma la risorsa umana in grado non solo di svolgere con efficienza le proprie mansioni ma di dare un aiuto concreto anche agli altri componenti della segreteria, con uno snellimento delle procedure e una formazione del personale senza pari.
Ma il sistema, nonostante la triennalità del PTOF, si rinnova ancora ogni anno. Sarebbe opportuno invece che anche le operazioni di mobilità e di reclutamento che ogni anno affliggono e sovraccaricano la scuola italiana, fossero anch’esse triennali, limitandosi a trattare solo i pensionamenti e le relative sostituzioni o gli incrementi e decrementi di organico.
Un sistema, quello delle graduatorie, che umilia sia il personale docente e non, in quanto le scuole stesse trattano le risorse umane come una merce qualunque, non tenendo conto delle infinite e sfaccettature e talenti di ognuno.
E pensare che la 107 del 2015 aveva fatto un passo avanti, con il reclutamento diretto da parte dei Dirigenti Scolastici, responsabili dei risultati e per la prima volta messi nelle condizioni di scegliersi le risorse necessarie.
Ma la scuola, si sa, non si innova. Ad ogni passo avanti ne seguono due indietro, se poi a tutto questo aggiungiamo che per molti la stessa è un ripiego, ci rendiamo conto di quante persone demotivate e incapaci ogni anno vengono reclutate.
Dirigenti Scolastici e DSGA, quindi, costretti a porre rimedio ad un sistema che non funziona, cercando di bilanciare inefficienze di alcuni, a volte non per volontà, ma difficoltà proprie a svolgere la propria mansione in modo ottimale.
Coloro che sono più fortunati fanno balzi in avanti, prendendosene il merito. Certo c’è chi surroga, sostituisce, tampona, ma non tutte le scuole hanno personale in grado di farlo o Dirigenti Scolastici e DSGA in grado di reggere carichi di lavoro così elevati.
Bisogna tenere conto che la scuola è donna, con tutto quello che spesso ne consegue, in quanto dietro ogni dirigente, insegnante e personale di segreteria ci sono impegni familiari, pulizie domestiche da fare, figli d’accudire, con l’aggravante che gli stipendi risicati non consentono neanche di chiedere aiuto a personale esterno, nemmeno per le semplici operazioni di lavanderia e pulizia domestica.
Suona la campanella per l’ultima volta, con studenti tristi, depressi, con un anno fatto di relazioni frammentate, didattica a distanza e l’onnipresente mascherina che toglie il respiro e ti fa dimenticare la bellezza di un sorriso.
Se poi pensiamo che anche la grande evasione delle visite guidate e dei viaggi d’istruzione non ha avuto luogo, ci rendiamo conto di cosa stanno vivendo questi ragazzi, che dai loro piccoli occhi che fanno capolino dalla mascherina, non riescono più neanche ad innamorarsi.
Novità normative, più procedurali, in un anno pandemico sovraccaricato dai continui adempimenti dovuti all’emergenza sanitaria, ai focolai scoppiati, alla chiusura dei plessi, ai casi positivi, al panico delle famiglie e al dramma delle morti che inevitabilmente in alcuni posti ci sono state
Alcuni Dirigenti Scolastici hanno dovuto affrontare inoltre i drammi di alunni che, al limite della sopportazione psicologica, hanno tentando il suicidio saltando dalla finestra di plessi scolastici che, nonostante le risorse impegnate, ancora presentano innumerevoli criticità.
Valutazione scuola primaria, nuovo PEI, adempimenti necessari, forse, ma messi in atto al momento sbagliato, sia per l’impossibilità di svolgere incontri collegiali in presenza, ma anche di fare laboratori formativi per il personale dove, grazie al confronto tra pari e l’aiuto degli esperti, era possibile acquisire nuove competenze, creare relazioni, fare gruppo, fare squadra in una rinnovata voglia di stare insieme, di condividere, di venirsi incontro.
Formatori, questi sconosciuti, sempre più rari, almeno quelli bravi e motivati. La scuola non si rinnov, perde tantissimi di coloro che hanno sacrificato se stessi girando in lungo e in largo per la penisola, quelli che ci hanno creduto ed hanno vissuto i tempi d’oro delle riforme, quelle vere.
E se una generazione tramonta, all’orizzonte un vuoto che non si riesce a colmare, manca il passaggio di consegne generazionale, sicuramente per la mancata condivisione di una visione che voleva fare grande la scuola italiana.
Un anno che finisce quindi, difficile certo, per alcuni da dimenticare, per altri da ricordare, perché si sa anche dalle difficoltà possono nascere le cose buone.
Suona la campanella quindi, con un virus temporaneamente assente all’appello, almeno meno percepito rispetto ai mesi invernali, con piccoli frammenti di normalità nelle feste organizzate in sicurezza di fine anno e nei saggi scolastici che, come ogni anno, indicano che la scuola è finita, anche se rimarrà aperta anche d’estate, ma questa è un’altra storia, da vivere, da scrivere e da raccontare.