Agosto 13

Patti Educativi di Comunità: una proposta di lettura

Gears-People-e1400671933748Patti Educativi di Comunità: una proposta di lettura.

di Lucia Dalla Montà

Il presente contributo non è pensato per illustrare i vantaggi dello strumento “patti”, bensì per proporne, senza alcuna pretesa di esaustività, una chiave di lettura che consenta di utilizzarli proficuamente. La lettura è di tipo epistemologico e verterà sulla scomposizione ed analisi dei suoi tre elementi costitutivi (patti – educativi – comunità) per concludersi con una ricomposizione arricchita (si spera) di nuovi significati. I limiti di spazio assegnati a questo contributo consentono una piuttosto trattazione concentrata, ma alcune nelle note e nel testo vi sono indicazioni che consentiranno eventuali approfondimenti.
Partiamo dall’esame del termine “patto”, elemento che talvolta ci è sembrato, forse per l’assonanza con il patto educativo di corresponsabilità o forse per qualche richiamo a scene della nostra fanciullezza, così familiare da far ritenere che, in fondo, un patto educativo altro non fosse che una nuova denominazione per i progetti di/in collaborazione con il territorio. Il Patto Educativo di Comunità, come il più noto Patto di Collaborazione, è invece qualcosa di più e di diverso rispetto a un normale progetto didattico: si tratta di uno strumento giuridico nato per rendere attuabile la sussidiarietà orizzontale e si fonda sui principi costituzionali di solidarietà, pieno sviluppo della persona umana, sussidiarietà, la comunanza di interessi, la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica e, nel caso specifico, richiede anche l’assunzione della corresponsabilità educativa. Qual è la finalità dei Patti Educativi? Per Invalsi, servono a “promuovere e rafforzare l’alleanza educativa, civile e sociale tra Scuola e comunità educante”; per Indire sono lo “strumento per la costruzione di una nuova visione di scuola in cui il concetto di comunità è al centro del curricolo, delle azioni formative e dello spazio di apprendimento. Uno spazio di apprendimento che ruota intorno all’idea di un ambiente aperto alle relazioni, inclusivo, che integra formale e informale. Una scuola che si configura come learning hub”. Secondo Labsus, “il compito principale della Scuola è quello di dare vita ad un nuovo modello relazionale, basato sulla fiducia”. Se mettiamo insieme tutte queste indicazioni, ne esce che grazie al patto la scuola travalica se stessa per “abbracciare” la comunità mettendola al centro del curricolo e sviluppando un modello di apprendimento “ibrido” dove la “contaminazione” con l’esterno può aggiungere significatività alla vision educativa . I rapporti tra i soggetti coinvolti nei Patti andrebbero regolamentati, così come già sta avvenendo per i Patti di Collaborazione , ma le difficoltà non sono poche . Concludendo: la scuola, come principale bene comune, può svolgere un ruolo attivo importante di coinvolgimento di tutta la comunità nella riuscita del progetto educativo.
Anche il termine “educativo”, quindi, trova nuova collocazione semantica: non è da intendersi riferito tanto al ruolo precipuo della scuola quanto al fatto che, attraverso la co-progettazione con il territorio, si attiva un processo basato sull’ascolto, sul dialogo, sulla valorizzazione reciproca, sull’imparare a stare insieme. Cosa ne discende? Che il modello di scuola che educa secondo la sua propria vision è superato: dobbiamo imparare a dar voce e dare spazio agli alunni, alle famiglie, al territorio. Dobbiamo ascoltare e metterci alla prova della co-ideazione, della co-progettazione, della co-realizzazione, della co-valutazione. Attraverso i patti dovremmo educarci tutti, e non solo gli alunni, a vivere rispettosamente insieme dentro e fuori le scuole, a vivere la comunità.
A questo punto appare chiaro che il termine “comunità”, riferito ai patti, non riguarda tanto un’entità predefinita e generica (comune, quartiere, comunità montana, …), bensì quella che si forma intorno ad un bene comune. La stessa sussidiarietà si lega strettamente con il concetto di bene comune e il bene comune è tale perché dietro ha una comunità che se ne prende cura. Prendendosi cura del bene comune, i membri sono portati a rafforzare e ad alimentare i legami di comunità. Grazie alla co-progettazione, le persone si coinvolgono e ne attirano altre fino a formare una comunità con la scuola e intorno alla scuola. La comunità non è il territorio tout-court: è quel gruppo di persone che si coinvolge in un progetto condiviso di cura di un bene comune. Una comunità che diventa “educante” perché si apre con fiducia all’accoglienza, si ascolta, si impegna e si assume la responsabilità dei risultati. Se la comunità supporta la propria scuola, quella scuola funzionerà meglio. Una scuola che funziona bene funge da attrattivo per nuove famiglie e aggiunge valore al territorio.
Concludendo, possiamo dire che i patti sono “educativi di comunità” nella misura in cui, attuandoli, apprendiamo a sentirci comunità. Possiamo pertanto dire che i patti educativi di comunità sono tali se utilizzati per educare/educarsi al vivere insieme in maniera aperta, dialogica e collaborativa. Attraverso l’educazione al vivere in comunità, ci educhiamo all’esercizio di cittadinanza attiva e, in ultima analisi, ad essere cittadini migliori.


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Posted 13 Agosto 2022 by admin in category articoli