Outdoor learning, il bello della scuola all’aperto
Outdoor learning, il bello della scuola all’aperto
di Bruno Lorenzo Castrovinci
O meglio scuola all’aperto, un metodo pedagogico sempre più diffuso nella scuola di oggi di tutto il pianeta.
Adatto a bambini e ragazzi di ogni età, esso consiste nello svolgere le lezioni a contatto con la natura, sfruttando gli spazi all’aperto di pertinenza degli edifici scolastici e le uscite didattiche in outdoor, come escursioni e visite in contesti antropizzati e non, luoghi e ambienti di pregio per svolgere delle lezioni dove lo studente, soprattutto nell’ambito dell’apprendimento delle STEAM, possa incrementare il proprio “curriculum experience”.
Gli studenti, in questo modo, imparano il rispetto della natura, sono in grado di toccare con mano i vari fenomeni naturali e scientifici, acquisendo nuove competenze in ambienti di apprendimento immersivi, nuovi e stimolanti.
La diffusione dell’Outdoor Learning, oltre a condividere e riconoscere i principi dell’Agenda 2030 dell’ONU, per uno sviluppo sostenibile del pianeta, è diventata negli ultimi anni la soluzione per svolgere attività didattiche in sicurezza e arginare la diffusione del virus SARS COV 2.
Per la nostra scuola italiana un’esperienza pedagogica di questo tipo rappresenta sempre più un’occasione per essere protagonisti di un rinnovato modo di fare didattica che sfrutta gli spazi all’aperto come ambienti ideali di apprendimento, con una didattica fondata sull’esplorazione, sulla scoperta, sull’apprendimento di abilità sul campo, per uno sviluppo di competenze unico.
La nostra penisola, infatti, si presta più di altre nazioni a tale proposta, sia per il fatto che fondamentalmente, tranne poche città, gli insediamenti urbani sono prevalentemente rurali, sia perché molti plessi della scuola dell’infanzia ma anche di altri ordini di scuola presentano spazi verdi di pertinenza delimitati.
Alcune realtà sono, inoltre, vicine a parchi urbani o addirittura in aperta campagna, per non citare le scuole che da anni hanno realizzato orti e fattorie didattiche.
Dopotutto, i grandi pedagogisti del passato lo avevano intuito, provato, divulgato, da Baden-Powell, fondatore dello scautismo, a John Dewey con la sua didattica esperenziale, a Adolphe Ferrière con la campagna come luogo ideale per l’apprendimento, alle sorelle italiane Agazzi e al compianto Gianfranco Zavalloni, con la sua pedagogia della lumaca, pilastro portante della rete nazionale delle scuole all’aperto, di cui molti istituti di tutta Italia ne fanno parte e contribuiscono in modo attivo alle attività di ricerca e sperimentazione.
L’outdoor learning, come lo conosciamo oggi, nasce grazie al professore inglese Simon Beames, il quale, per primo, ha sfruttato lo spazio esterno degli edifici scolastici per le attività didattiche.
Oggi questa nuova modalità didattica si sta diffondendo in moltissime scuole europee e italiane poiché consente, oltre allo svolgimento delle attività didattiche che prima venivano svolte nel chiuso delle aule, anche altre e nuove esperienze stimolanti tali da consentire un approccio attivo con l’ambiente naturale e incrementare, divertendosi, le attività psicomotorie.
Scuola dell’infanzia
L’outdoor learning, per i piccolissimi bambini che frequentano la scuola dell’infanzia e i primi anni della scuola primaria, si svolge prevalentemente in spazi verdi, spesso di pertinenza dell’edificio scolastico, che a tale scopo vengono attrezzati con panche per la didattica all’aperto in legno, gazebi, giochi e percorsi per la psicomotricità, orti didattici, piccole serre, pollai o piccoli recinti per gli animali.
Interessante a quest’età è l’interazione con il mondo naturale, alla scoperta dei cicli della natura, che i bambini possono apprendere attraverso l’esperienza diretta della coltivazione negli orti didattici o l’osservazione della vita degli animali.
I campi di esperienza si declinano in nuovi e interessanti ambienti di apprendimento, ma gli spazi all’aperto possono essere utilizzati anche per nuove e interessanti routine che scandiscono il tempo del bambino. Basti pensare alle attività di socializzazione e svago, ai momenti in cui i bambini possono, sotto l’osservazione attenta della maestra o del maestro, correre liberamente immersi nella natura.
Con la coltivazione delle specie vegetali i bambini imparano i cicli della natura ma anche i rudimenti delle pratiche agricole tradizionali.
L’orto didattico, in particolare, è quell’esperienza che molte scuole svolgono ogni anno e che, per alcune di loro, è stata oggetto nell’ultimo anno scolastico, di sperimentazione, ricerca e innovazione nell’ambito del progetto MenSi – Mentoring for School Improvement – nel quale le scuole mentee, con la supervisione della scuola mentor e con il supporto attivo dei ricercatori INDIRE, hanno realizzato e documentato, le attività svolte.
Dall’analisi dell’esperienza didattica è emerso che i bambini hanno mostrato interesse sia verso la natura sia verso i suoi prodotti, collaborando alla progettazione ed alla realizzazione dell’orto: hanno, infatti, seguito ed eseguito alcune fasi della coltivazione: manipolando scavando, seminando e raccogliendo…
Nel progetto si riesce a declinare il learning by doing nelle varie sfaccettature didattiche e pedagogiche, grazie all’utilizzo non solo delle varie tipologie di piante (da quelle officinali, agli ortaggi) ma anche di forme geometriche ed attrezzi da giardinaggio.
In una prospettiva di sviluppo futuro, sfruttando le nuove risorse messe a disposizione dai fondi PON e PNRR, si potrebbe ampliare l’orto didattico con una serra e spazi attrezzati per le coltivazioni idroponiche e con la creazione di spazi artistici realizzati sfruttando le differenze cromatiche relative alla nascita e crescita di piante e fiori stagionali differenti in base al momento dell’anno.
In questo modo sarebbe possibile realizzare dei veri e propri laboratori all’aperto utilizzabili dai bambini e dai ragazzi di tutti gli ordini di scuola.
Scuola primaria
In un anno scolastico come l’ultimo, in cui le disposizioni dovute all’emergenza sanitaria hanno richiesto uno stravolgimento nella didattica e nell’organizzazione scolastica, l’uso del giardino della scuola non è stato solo un modo per rispondere all’emergenza ma, soprattutto, un’occasione di ricerca pedagogica.
Sicuramente diversi studi dimostrano che sono molti i benefici dell’outdoor learning.
Da uno studio dell’American Academy of Pediatrics viene evidenziato che il sistema immunitario di un bambino che gioca all’aria aperta è più sviluppato rispetto a quello di bambini che trascorrono la maggior parte del loro tempo in ambienti chiusi.
Questo è l’aspetto legato alla salute fisica del bambino, ma ancora più importante è sottolineare l’aspetto psicologico.
L’educazione all’aria aperta porta il bambino a rapportarsi con tempi e modalità più “a misura di bambino”.
Di outdoor education si parlava già nel corso dei secoli scorsi quando grandi pedagogisti italiani come Comenio, Pestalozzi, Frobel avevano già evidenziato il legame tra esperienza e apprendimento e avevano fatto emergere il ruolo dell’ambiente esterno nell’attivazione dei processi cognitivi. La stessa Maria Montessori ha sperimentato esperienze di scuole innovative dando grande risalto al rapporto con la natura.
Questo tipo di esperienza non va intesa come la scuola della ricreazione, ma come un complesso modello pedagogico, didattico e organizzativo.
Alberto Manzi diceva “io posso insegnare il ciclo dell’acqua ma se un bambino non ha mai provato cosa vuol dire la pioggia sul viso non saprà mai fare un collegamento concreto”.
L’approccio pedagogico dell’outdoor education è proposto dal Movimento “Avanguardie educative” come una delle idee innovative volte a promuovere la trasformazione del modello tradizionale di fare scuola.
Alcune scuole nell’ambito del progetto europeo MenSi, hanno avuto modo di sperimentare tale metodologia.
Gli alunni hanno imparato ad approfondire, ampliare, dettagliare quanto svolto al chiuso, in classe.
Gli insegnanti hanno introdotto nel loro lavoro quotidiano con i bambini, elementi naturali offerti in chiave didattico-educativa. Non solo elementi di origine naturale ma qualsiasi oggetto non strutturato e di recupero che potesse ampliare l’offerta educativa per i nostri alunni.
Alla fase della progettazione è seguita quella della realizzazione delle attività proposte all’aperto: lettura di storie, attività di matematica e scienze con materiale reperito in giardino.
Sicuramente in questa fase di sperimentazione, l’outdoor education non è stata una strategia per sostituire il sistema educativo più tradizionale, piuttosto lo ha affiancato per completarlo con esperienze che l’ambiente chiuso non può offrire.
Uscire all’aperto, però, non significa riproporre fuori quanto si studia dentro, bensì utilizzare quanto l’ambiente e la natura mettono a disposizione per ulteriori apprendimenti, caratterizzati dai fenomeni che, in modo del tutto naturale, si realizzano all’aperto e non al chiuso. All’aria aperta vengono rispettati gli spazi che ogni bambino dovrebbe avere anche in piena pandemia da Covid-19.
Le esperienze realizzate raccontano di come il “fuori” sia stato spunto per vari percorsi disciplinari che poi si sono svolte anche in aula. Ambienti di apprendimento nuovi che diventano, meteo permettendo, parte integrante della scuola e nei quali si alternano le attività per un nuovo modo di fare didattica. Si va, pertanto, oltre l’aspetto motorio o scientifico, che pare essere oggetto privilegiato dell’outdoor, per individuare quanto nella natura possa offrire molteplici occasioni educative e di apprendimento.
Ma l’outdoor learning si estende, anche per i più piccoli, alle visite presso le fattorie didattiche presenti sul territorio, in grado di coinvolgerli, attraverso un’esperienza concordata tra i titolari della struttura, le maestre e i maestri, in laboratori didattici finalizzati all’osservazione dei vari aspetti della vita sia agreste, ma anche semplicemente all’osservazione scientifica di fenomeni.
Da non sottovalutare l’osservazione degli animali, che può essere incentivata anche attraverso la realizzazione di recinti e pollai, in cui i bambini possono familiarizzare con varie specie animali.
Negli orti didattici l’esperienza si estende a incontri insoliti come la talpa, i lombrichi, le lumache, che attraggono i bambini in quanto poco diffusi e conosciuti.
Per tutti i bambini e i ragazzi in età scolare, leggere all’aria aperta o studiare immersi nella natura, diventa un modo per vivere al meglio il tempo scuola.
Le lezioni all’aperto, oggi più che mai, con la necessità di areare costantemente le aule, diventano l’occasione per vivere al meglio l’esperienza didattica anche soprattutto nei primi mesi autunnali e in primavera, quando le temperature, particolarmente in alcune regioni, consentono di svolgere in condizioni ottimali le attività all’aperto.
Scuola secondaria di primo e secondo grado
Per i ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado, interessanti sono le escursioni naturalistiche, le gare di orienteering, le visite guidate, tutte inserite in un’articolata e complessa cornice di scuola all’aperto, che si espande nel quotidiano alle aule all’aperto realizzate nelle aree verdi di pertinenza degli edifici scolastici.
La maggior parte di queste attività possono essere svolte in tutte le stagioni dell’anno, dopotutto camminare è di per sè un’esperienza interessante, durante la quale i compagni socializzano e si raccontano, si aprono all’altro, migliorando di fatto le competenze socio-relazionali.
Interessanti anche le visite guidate e le uscite didattiche presso contesti antropici di pregio, le città d’arte diventano con la loro struttura urbana, ambienti ideali di apprendimento per discipline come la storia e l’arte e non solo, ma anche per l’italiano, in quanto alcuni scorci di città sono stati fonte d’ispirazione letteraria e poetica.
Un po’ più audace lo studio della fisica nei parchi giochi dove le attrazioni consentono uno studio della meccanica e della cinematica divertendosi, in pieno stile di edutainment (Educare e formare divertendosi).
I vantaggi e svantaggi dell’Outdoor Learning
Le attività di outdoor learning hanno indubbiamente il vantaggio di costare poco, quasi tutte le attività che si possono realizzare, infatti, prevedono un budget limitato e sostenibile per tutti i programmi annuali delle istituzioni scolastiche.
Le attività, ovviamente, sono molteplici: dall’allestimento di spazi all’aperto, con l’acquisto di arredo dedicato di costo modesto, a veri e propri orti didattici, il cui costo maggiore è la preparazione del terreno, all’acquisto di attrezzi per la coltivazione di ortaggi ed erbe aromatiche. Naturalmente si possono anche realizzare investimenti più importanti con la realizzazione di serre, colture idroponiche, spazi coperti con tettoie e gazebi, piccoli recinti per l’allevamento degli animali, piccoli pollai e veri e propri impianti sportivi all’aperto, ma, in linea di massima, i costi dell’outdoor learning sono sempre molto contenuti.
Altri vantaggi sono la vita all’aria aperta e la possibilità di stimolare i processi cognitivi con nuovi input sensoriali, tattili e attraverso la percezione degli odori con l’olfatto.
Con un uso sistematico e ordinario degli spazi all’aperto, gli studenti imparano a riconoscere il ciclo delle stagioni con le loro caratteristiche meteo.
Gli svantaggi sono legati prevalentemente alle condizioni meteo, ma anche ad un maggior impegno da parte del personale docente nelle attività di vigilanza non solo per i più piccoli, ma per le attività di edutainment svolti nei parchi giochi attrezzati per lo studio della fisica e nelle escursioni naturalistiche, specialmente quelle in ambienti innevati o vulcanici, anche per i ragazzi più grandi.
Le reti di scuole
In italia l’outdoor learning è promosso dalla rete “Scuole All’aperto”, della quale si possono avere maggiori informazioni all’indirizzo: https://scuoleallaperto.com/ e dal “Movimento Avanguardie Educative” con le sue idee che si possono adottare e di cui è possibile avere maggiori informazioni al seguente indirizzo: https://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/
Outdoor Learning, quindi, per ritrovare un modo antico di fare scuola ma, allo stesso tempo, sperimentare nuove metodologie didattiche sfruttando l’ambiente naturale, in tutte le ore della giornata e anche di notte. Perché no, studiando le stelle, magari in aperta campagna, rendendo sempre più prossima questa proiezione verso il futuro in cui lo spazio aprirà per l’uomo nuove frontiere per nuovi mondi da vivere e esplorare.
Ma questa è tutta un’altra storia da scrivere e un giorno da raccontare.