Giancarlo e Andis
Giancarlo e Andis
di Gregorio Iannaccone
Ci sono persone che vivono una vita molto lunga, accumulano ricchezze, ostentano ville, fanno fortuna sulla stupidità degli altri, poi se ne vanno senza lasciare traccia, se non la ruggine sulle ringhiere delle case di montagna, che edere pietose avviluppano per non rovinare il paesaggio.
E poi ci sono quei personaggi che t’inseguono da ogni canale televisivo, ogni network in circolazione, ogni gruppo o sottogruppo sui social… Ti chiedi quando mai faranno gli scienziati che dicono di essere, governare città, gestire ristoranti, insomma come trovano il tempo per le più misere, modeste faccende che i comuni mortali affannosamente e quotidianamente rincorrono…
Mi imbattevo in questi strani protagonisti del nostro tempo e consideravo che la macchina mediatica è sempre accattivante, lascia pochi fuori dal proprio circuito, probabilmente quelli che in qualche modo, pur richiesti riescono a scappare…
Credo che Giancarlo Cerini letteralmente scappasse. Non erano posti per lui! Come non lo erano le ovattate poltrone ministeriali, la guida degli uffici scolastici regionali, che quasi ogni ispettore ambisce ad occupare…
Giancarlo lo trovavi dappertutto. Tranne nei posti del potere. Lui era nei posti veri, reali, quelli dove c’era da scrivere una riforma importante, dove erano in attesa insegnanti resilienti con la voglia mai sopita di diventare ancora più bravi, dirigenti eternamente in lotta con la soffocante burocrazia, attenti sempre e prima di tutto ai destini culturali dei ragazzi…
Giancarlo era con noi dell’ ANDIS nei bungalow di Nova Siri, in un villaggio affollato fuori stagione di appassionata gente di scuola, ci parlava di Valorizzazione del merito e valutazione dei docenti. Sempre di corsa, senza nemmeno riuscire a sentire il profumo del mare d’ ottobre in Basilicata.
L’INSEGNANTE SECONDO GIANCARLO
E considerava come fosse vecchio e fuori dal tempo l’arcaico profilo giuridico e professionale dei docenti del nostro Paese, condensato sull’orario di lezione (ancora tutto frontale e senza dad), incapace di cogliere tutto il nuovo che negli anni è maturato. Veniva fuori l’assenza di risorse adeguate, la necessità di un organico funzionale per davvero tale, la ridefinizione non procrastinabile di un nuovo patto ideale tra i docenti e la società del nostro tempo.
Era nella spartana struttura sull’altopiano del Laceno in Irpinia per discutere di Professionalità, impegno, formazione in servizio. Una bella sgroppata in auto, come ogni anno da Forlì a Camaldoli, dove Giancarlo non è mancato mai.
Ed era a Berlino, al Municipio Rosso per il tradizionale convegno internazionale, accolto con inaspettato calore dagli amici tedeschi, attenti al suo intervento su “Autonomia scolastica, autonomie regionali, sistemi di valutazione, il ruolo del dirigente scolastico nel modello italiano”.
Dovevamo essere insieme anche a Copenaghen nel 2020, coi biglietti già prenotati, l’albergo, i bus, le scuole da visitare, poi la pandemia ci rinchiuse. Pensavamo a un breve rinvio che è diventato sine die.
Tanta gente di scuola si è chiesta dopo la sua inaspettata scomparsa da quanto tempo conosceva Giancarlo. Una domanda che non può trovare risposte, perché il ricordo non può fermarsi ad un luogo, un convegno, un seminario, una stanza del Ministero, una scuola… La sua fiducia senza riserve nella scuola militante, negli insegnanti così diversi che magicamente si incantavano ad ascoltarlo, a seguire i suoi voli di ottimismo, le sue certezze nel progresso. Un’onda d’urto possente e delicata al tempo stesso, un rivoluzionario che la rivoluzione non l’ha predicata, l’ha attuata con l’intelligenza, il garbo, il calore della sua terra.
Un rivoluzionario con l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana: un riconoscimento alla persona e alla sua scuola, quella che ha fatto grande e che fa grande l’Italia, la scuola dei bravi insegnanti, degli ottimi dirigenti…
La scuola dei maestri esemplari, educata, inclusiva, in eterno composto subbuglio, pensosa e ottimista, fiduciosa nel cambiamento positivo.
La scuola delle associazioni professionali dialoganti, che lasciano ai margini i protagonisti solitari, i narcisisti coi loro fugaci, banali momenti di gloria. La scuola di Giancarlo, quella della crescita collettiva, dell’impegno condiviso, del garbo e dell’ingresso ordinato, senza spintoni, senza bulletti in giacca e cravatta…
La scuola dei cento e più libri che ha scritto, spesso in ottima compagnia, senza il complesso del primo della classe, ma del compagno più bravo che tutti vorremmo avere vicino, non solo nel banco, ma nel tortuoso percorso della vita. La scuola di cui non si può che parlarne bene, dove l’insegnamento è una professione alta, che richiede fatica, impegno, ricerca continua, dedizione, ma che ha un valore fondamentale, insostituibile nella società.
Un esempio per tutti di serietà serena, Lui sorridente, anche nei momenti più difficili, che non voleva scaricare addosso a nessuno e si portava dentro, lasciando appena trasparire un sorriso più malinconico e amaro.
GIANCARLO L’INNOVATORE
E’ stata straordinaria la capacità di Giancarlo di cogliere sempre con immediatezza i mutamenti grazie alle sue letture del futuro attraverso il presente.
Dove qualcosa timidamente si muoveva, dove un barlume di innovazione faceva capolino, l’attenzione del grande maestro era assicurata.
Alcune preferenze si sono consolidate nel corso degli anni, come la cura della valutazione: per anni ha organizzato insieme all’ANDIS dell’Emilia convegni di alto spessore, con la sala “Enzo Biagi” sempre coi posti esauriti. “Valutare, valutarsi … e poi? un circolo virtuoso per apprendere”, oppure “Il valore aggiunto per capire: eccellenza, inclusione, equita’”, e ancora Il ”senso” della Valutazione: una risorsa per il miglioramento, o il nuovo Regolamento sul Sistema nazionale di valutazione. Giusto per ricordare qualche titolo.
La valutazione sempre formativa, che accompagna e descrive i processi di insegnamento-apprendimento, regola la progettazione didattica, consente ad ogni scuola di promuovere processi di miglioramento e di rendicontazione sociale.
Con Tullio De Mauro “I saperi che non dovremmo perdere: vecchi e nuovi alfabeti”, con David Istance, responsabile Ocse del Progetto – Ambienti Innovativi di Apprendimento “Cosa sappiamo (e non sappiamo) dell’apprendimento?
Ogni anno un incontro a primavera, a due passi dalla casa di Lucio Dalla (anche Giancarlo è cantautore della famosa “Ballata Popolare”), col busto che gli ispirava una fotografia e un sorriso.
Quel sorriso aperto e sincero che illuminava le pause veloci nelle antiche tipiche salumerie del centro. Un tagliere di specialità emiliane che bene si sposava con i meeting di elevato spessore culturale e professionale.
Una scuola viva, che può essere ovunque a misura di bambino, soprattutto se ha “Contesti di apprendimento e progettazione degli spazi architettonici dedicati”. E’ questo il titolo della tavola rotonda che Giancarlo coordinò a Parma, al 73° Convegno Nazionale dell’ANDIS, nel settembre 2019 (l’ultimo convegno nazionale a cui partecipò) su “Scuola dell’infanzia e contesti educativi: tradizione, innovazione, sviluppo”.
Un convegno dedicato alla Scuola dell’Infanzia che tagliava il traguardo dei primi 50 anni di scuola statale e che ci mescolava coi bambini sorridenti a Montechiarugolo, con l’acquario-pavimento e gli ultimi fiori di campo dell’estate che andava.
Piacque tanto a Giancarlo la scelta dell’ANDIS di dedicare un convegno alla “scuola dei piccoli”. “Non si tratta di una fuga romantica: capire la delicatezza dei problemi che si affrontano nella prima infanzia fa bene alla leadership”.
La “leadership educativa, culturale e pedagogica” che caratterizza l’idea di dirigenza dell’ANDIS, di cui Giancarlo è socio onorario. E ci teneva ogni volta a ricordarlo, perché era un riconoscimento che apprezzava, perché veniva dal basso, veniva dal cuore delle scuole, dal ricordo dell’applauso di Bologna, che una platea entusiasta e commossa gli tributò mentre riceveva la targa.
GIANCARLO E IL COMPRENSIVO
Giancarlo Cerini ha apprezzato da sempre l’impegno dell’ANDIS sugli istituti comprensivi “la via italiana alla scuola di base”, come amava definirli. Spaziava a tutto campo a Riccione, a Torino, a Bari, promuovendo e incoraggiando una riflessione seria, profonda, non convenzionale su questo nuovo modello organizzativo, nato come accidente estivo, e diventato progressivamente l’idea forte della scuola di base.
Un modello che ci avvicina all’Europa, che rimarca una originalità tutta italiana, un accompagnamento lungo nella prima fase della formazione dei ragazzi.
Il comprensivo come grande occasione per rimettere la scuola di base al centro di un dibattito forte, appassionato sulla scuola dei nostri tempi, per superare la frammentarietà ed il fai da te che l’autonomia ha a volte determinato.
Un laboratorio permanente di sviluppo e integrazione professionale, dove i docenti dell’infanzia sanno praticare l’accoglienza e la cura degli spazi e dei tempi, quelli della primaria l’organizzazione del lavoro e il metodo, quelli della secondaria di I grado la sapienza per le discipline….
Ricordo qualche titolo dei tanti convegni: “La sfida del “Comprensivo”. Le condizioni per un rilancio dell’innovazione, “Autonomia, organico funzionale, istituti comprensivi: un’idea di scuola”, “Istituti Comprensivi: istruzioni per l’uso”.
Un comprensivo a tempo pieno per tutti, con percorsi opzionali e integrativi, con dimensione operativa e ricchezza di laboratori, per personalizzare i curricoli e renderli essenziali.
Da qui l’idea di un monografico della Rivista dell’Istruzione sui comprensivi: un numero che ha accompagnato dibattiti, riflessioni, approfondimenti.
LA VOCE DI GIANCARLO
Uomo di presenza, di rapporti umani veri, profondi, eppure capace di cogliere le nuove opportunità che siamo stati costretti ad utilizzare in tempo di pandemia, i webinar, gli incontri a distanza, quelli per presentare le Linee pedagogiche per il sistema educativo 0-6 anni, sulle nuove opportunità del Recovery Fund, il sogno che ci ha lasciato dei mille nidi in 5 anni. Una dignitosa stanchezza era evidente sotto la barba inusuale, ma lo spirito era quello dei tempi migliori, dei tempi di sempre, dell’impronta negli Orientamenti del 1991, delle idee progettuali di ASCANIO e di ALICE per la scuola dell’infanzia, delle Indicazioni Nazionali del 2012 e del 2018…
Una narrazione senza fine delle imprese realizzate, dei progetti da costruire, con la accattivante sicurezza delle sue parole misurate, condivise, del suo sguardo sincero che spaziava nel mondo e ti entrava nel cuore.
Un missionario laico che sapeva farsi ascoltare da tutti, senza mai alzare la voce, senza mai perdere la calma, credibile e autorevole, anche quando faceva letteralmente l’ispettore col modo tutto suo che aveva inventato e che si fa fatica a generalizzare sui sacri testi ministeriali.
Col suo pulmino giallo che continua a girare ricco di libri, di scritte fantasiose, di idee, di speranza… Nessuno più di lui è riuscito a promuovere la cultura nel nostro Paese.
Se le nostre scuole stanno resistendo alla pandemia, con uno sforzo straordinario, sostitutivo, come e più di sempre, se sono ancora un punto di riferimento, di speranza, diciamolo che è anche grazie a Giancarlo, che continua ad esserci, ci sarà sempre dove anche la più tenue fiammella riuscirà a fare luce ad una umanità smarrita ogni giorno di più.
Ci sarà la sua scuola cantata, raccontata, soprattutto vissuta che è la scuola senza luogo e senza tempo, che riuscirà ancora a dire le parole giuste, sussurrate, convincenti senza bisogno di alzare la voce.
La voce di Giancarlo, la voce della scuola italiana.