Dicembre 4

Giudizi Sintetici: Innovazione o Compromesso nella Valutazione Scolastica?

Giudizi Sintetici: Innovazione o Compromesso nella Valutazione Scolastica?
di Mario Di Maio

Fa quel che può, quel che non può non fa.”
[(Alberto Manzi (commento sulle pagelle dei suoi alunni delle elementari)]

  1. Premessa

Il Ministero ha trasmesso al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione la bozza relativa all’Ordinanza che “disciplina le modalità della valutazione periodica e finale degli apprendimenti degli alunni della scuola primaria e le modalità della valutazione periodica e finale del comportamento degli alunni della scuola secondaria di primo grado”, riportandone, in data 18 novembre u.s. un parere favorevole, espresso, però, a maggioranza e non all’unanimità.

La nuova modifica della valutazione degli apprendimenti nella Scuola primaria richiede, come specificato dal Consiglio, l’emanazione di specifiche Linee Guida da allegare all’ordinanza in esame, “al fine di orientare i collegi e i team di classe verso l’individuazione degli obiettivi”.(1) Esse prenderanno il posto delle precedenti, allegate all’O.M.n.172 del 4 dicembre 2020, abrogate dall’art. 7 dell’attuale documento ministeriale. Ancora una volta vengono modificate le procedure per la valutazione degli apprendimenti per la Scuola primaria senza che ci sia stato almeno un tentativo di verifica della validità delle precedenti procedure, per continuare in un’azione di eliminazione “a priori” di un “impianto” scolastico realizzato negli anni scorsi. Nell’ambito di questi quattro anni il Ministero non ha implementato un’attività di ricerca relativa all’introduzione delle innovazioni riguardanti la valutazione. In altri termini, si è operato a livello ministeriale per effettuare “una valutazione della valutazione”? La risposta è negativa. Non è stato effettuato nessun monitoraggio e, quindi, le affermazioni che la nuova normativa nasce dall’esigenza di realizzare una comunicazione “facilitata” ai genitori, che rappresenta la principale motivazione per le modifiche apportate nell’Ordinanza Ministeriale, non sono avallate da nessuna ricerca. (2)
Il documento dovrà evidenziare i criteri per la valutazione con le caratteristiche di trasparenza, statuite dal D.lgs. n. 62/2017, insieme alle iniziative finalizzate all’aggiornamento dei docenti di cui dovranno farsi carico le Scuole, anche perché i tempi di attuazione dell’Ordinanza sono particolarmente ristretti, in quanto le nuove procedure dovranno entrare “a regime” nella seconda parte di quest’anno scolastico 2024/2025.

2.Il Parere del CSPI

Numerose sono le riflessioni che il parere del Consiglio fa scaturire in merito alle procedure relative a quello che rappresenta un momento fondamentale dei processi di apprendimento/ insegnamento che è la valutazione. Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), in merito alla definizione per la Scuola primaria delle nuove modalità di valutazione degli apprendimenti, evidenzia, come è esplicitato nell’art. 1, comma 1, del D.lgs. n. 62/2017 che “La valutazione ha per oggetto il processo formativo e i risultati di apprendimento delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli studenti delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione e formazione, ha finalità formativa ed educativa e concorre al miglioramento degli apprendimenti e al successo formativo degli stessi, documenta lo sviluppo dell’identità personale e promuove la autovalutazione di ciascuno in relazione alle acquisizioni di conoscenze, abilità e competenze.” Subito dopo  il Consiglio, a tal proposito, in merito ai giudizi sintetici, evidenzia la necessità che “siano rinominati e rimodulati i due giudizi sintetici “sufficiente” e “non sufficiente” con altre formulazioni più funzionali al miglioramento degli apprendimenti, come previsto dall’art. 3 del D.lgs. 62/2017”(3), una considerazione che, in gran parte, demolisce la concezione che i giudizi sintetici siano più funzionali nell’ambito delle procedure valutative, che hanno la necessità di essere più analitiche per evidenziare le competenze e le carenze che l’alunno possiede nelle diverse discipline. Tanto che, nelle altre considerazioni, si sottolinea “l’esigenza che, per meglio valutare “gli apprendimenti”, sia opportuno che il giudizio sintetico non sia assegnato all’intera disciplina, ma agli obiettivi di apprendimento significativi della stessa, per rendere più funzionale la correlazione con la progettazione di classe e per valorizzare il lavoro già svolto dalle scuole”.(4)
Le considerazioni del Consiglio ci riportano all’eterna questione dei giudizi sintetici (o addirittura dei voti).
Il CSPI, condivide lo spirito della norma che intende rendere la valutazione periodica e finale più funzionale alla comunicazione scuola-famiglia, evidenziando, però, la necessità che, come esplicitato dal richiamato art. 1, comma 1, del D.lgs. n. 62/2017, la valutazione continui ad avere per oggetto il processo formativo. Lo stesso Consiglio, quando, però, richiama la necessità di modificare il giudizio sintetico di “sufficiente” o “insufficiente “(o “gravemente insufficiente” come si era paventato in un precedente intervento del Ministro), riprende, in modo surrettizio, le questioni di una comunicazione più trasparente e chiara attraverso i giudizi sintetici, piuttosto di quella effettuata con osservazioni più analitiche. Si è forse   convinti che il livello di apprendimento “in via di prima acquisizione” (uno dei giudizi descrittivi indicati nella precedente normativa sulla valutazione), che, comunque era una sintesi collegata ad una descrizione concreta ed analitica di processi ed attività relativi ad obiettivi ben precisi,(5) sia più “fumoso” del giudizio sintetico di” insufficiente”, soprattutto se esso non è collegato ad un riscontro descrittivo? “Ma che senso ha l’uso di questi termini? L’alunno è sufficiente, mediocre rispetto a che? Alla situazione di partenza forse? Alle sue reali capacità”.(6)
Un giudizio di insufficienza dato in modo generico ad un bambino della prima classe della Primaria provoca una situazione di grave disagio psicologico, che può facilmente trasformarsi in un giudizio alla persona piuttosto che ai livelli di apprendimento conseguiti. Questi aggettivi hanno, comunque, un significato “valoriale nella semantica”: “insufficiente” ha un valore negativo.(7)
Nel “fatidico”'(o forse bisognerebbe definirlo “famigerato”) anno scolastico 2008/2009, nella Scuola primaria, per la valutazione periodica ed annuale degli apprendimenti degli alunni, fu reintrodotta l’attribuzione di voti numerici espressi in decimi nelle diverse discipline del curricolo scolastico. Tutto questo senza tener conto di una serie di considerazioni di tipo educativo-didattico, ma anche docimologico, in cui l’utilizzazione dei voti (e oggi potremmo aggiungere dei giudizi sintetici) per valutare le competenze era una soluzione completamente contraria alle teorie e alle pratiche relative alla valutazione formativa e all’individuazione delle competenze acquisite dagli alunni.
“La reintroduzione del voto è stata una sciagura che ha riportato in auge una pratica del tutto sbagliata e controproducente. Quando si studia per il voto la scuola non funziona”.(8) “Quella numerica è una valutazione da contachilometri, che misura le velocità di apprendimento dei bambini e finisce con etichettarli precocemente in bravi e meno bravi”.(9)
Annotava, inoltre, la Professoressa Lucangeli dell’Università di Padova che “il bambino ricorda (delle attività svolte) non solo numeri e parole ma anche il disagio che ha provato. Disagio che può essere rinforzato dal brutto voto che, a sua volta, può innescare senso di colpa per non essere riuscito (nel lavoro svolto) e la convinzione di non essere all’altezza”. E aggiungeva che “nelle situazioni di difficoltà scolastiche, l’uso ripetuto di un voto non gratificante può essere demotivante. Perché se il bambino sperimenta una serie di insuccessi, confermati dal voto negativo dell’insegnante, può viverli come una conferma della propria inadeguatezza e incapacità, e perdere così l’entusiasmo di provare e riprovare”. (10) “I bambini – sottolineava, infatti, Daniela Lucangeli – devono saper misurare la propria riuscita, ma un conto è misurarla per poter fare meglio, un conto per dire ‘sono brava’ o ‘non valgo niente”. (11) Nel nuovo Disegno di legge la valutazione periodica e finale degli apprendimenti, ivi compreso l’insegnamento di educazione civica, delle alunne e degli alunni delle classi della scuola primaria è espressa con giudizi sintetici. Continua, però, il rischio che la valutazione venga interpretata in modo troppo schematico, “portando alla costruzione di sistemi di espressione della valutazione basati su aggettivi quali Scarso, Sufficiente, Distinto, Buono, Ottimo, che nulla hanno a che vedere con un giudizio realmente descrittivo della preparazione dell’allievo e rappresentano solo una discutibile ricodifica del voto numerico. In altre parole, senza aver chiaro cos’è davvero un giudizio descrittivo, si rischia che la logica riduttiva del “voto”, uscita dalla porta, rientri dalla finestra”.(12)
Il CSPI sottolinea che le procedure per la valutazione nella Scuola primaria hanno subito continue modifiche che, se da un lato hanno contribuito, almeno in parte, ad approfondire le riflessioni su questo importante  tassello dei processi di apprendimento/insegnamento, cercando di far rivolgere l’agire dei docenti verso una valutazione formativa relativa al miglioramento dei processi cognitivi degli alunni, dall’altra “ hanno impegnato le scuole e i docenti, anche con azioni formative di ampio coinvolgimento, ad adattarsi in tempi strettissimi a quanto previsto di volta in volta dalle norme, senza permettere una reale messa a sistema dell’impianto valutativo”. (13) Di questo coinvolgimento ne sono stato testimone attraverso alcuni corsi di aggiornamento di cui ho svolto il coordinamento e l’attuazione, con un impegno notevole da parte dei docenti partecipanti, ai quali, ora, con le modifiche previste nell’imminente O.M., è richiesto l’adempimento di nuove procedure, con un impianto valutativo completamente diverso. Il CSPI auspica che nelle Linee-guida che accompagneranno l’Ordinanza, si tenga conto del “notevole lavoro pedagogico e docimologico che le scuole, dal 2020 in poi, hanno messo in campo per strutturare una valutazione periodica e finale degli apprendimenti espressa attraverso un giudizio descrittivo riportato nel documento di valutazione, nella prospettiva formativa della valutazione e della valorizzazione del miglioramento degli apprendimenti.”(14), continuando ad operare uno stretto collegamento tra valutazione e progettazione, rivedendo, ancora una volta i percorsi curricolari. Il Consiglio sottolinea, comunque, che le azioni relative all’aggiornamento hanno portato i docenti a riflettere sull’oggetto della valutazione, comprendendo obiettivi disciplinari e trasversali, e sulla modalità della stessa, attraverso quali osservazioni e quali strumenti.(15)
Il CSPI prende poi in esame l’art. 7 dello schema di ordinanza che evidenzia un aspetto sul quale le Scuole dovranno confrontarsi in quanto rappresenta un’ulteriore difficoltà per l’applicazione della nuova normativa. L’articolato recita: “In via transitoria, per l’anno scolastico 2024/2025, al fine di consentire alle istituzioni scolastiche di adeguare i criteri di valutazione, i registri elettronici e i documenti di valutazione per la scuola primaria e per la scuola secondaria di primo grado, nonché per fornire opportuna informazione alle famiglie degli alunni, le disposizioni della presente ordinanza si applicano a partire dall’ultimo periodo in cui è suddiviso l’anno scolastico, …”. (16) Esse, afferma il Consiglio, dovranno armonizzare in modo progressivo le precedenti indicazioni con quelle che saranno individuate nelle nuove Linee-guida, un’armonizzazione da inserire nel PTOF. Il suggerimento è di utilizzare, già nella valutazione in itinere, dei criteri funzionali come ad esempio l’autonomia, la situazione e le risorse utilizzati, già presenti come dimensioni nei criteri per la descrizione degli apprendimenti nelle Linee-guida del 2020.
Nel Documento di accompagnamento alla nuova Ordinanza, continua il parere del CSPI, dovranno essere inserite anche delle indicazioni relative alla valutazione del comportamento degli alunni della Scuola secondaria di primo grado, con particolare attenzione alla comprensione, condivisione e assimilazione dei valori positivi  che sottendono alle competenze sociali, intese, ad esempio come capacità di autocontrollo, di rispetto degli altri e delle regole scolastiche e di tutte le altre competenze indicate nelle nuove Linee-guida per l’insegnamento dell’Educazione civica. Il Consiglio, nell’ambito della tematica relativa alla valutazione del comportamento degli studenti, segnala l’”emergenza educativa” che sta vivendo la nostra Società e di come la Scuola debba mettere in campo “progetti educativi che coinvolgano gli studenti in esperienze che per loro abbiano senso, li stimolino a diventare protagonisti attivi, facendo esperire loro le regole di comportamento “in atto”, in un contesto relazionale positivo nel gruppo-classe e con i docenti , operando in collaborazione con le famiglie. Dal punto di vista “burocratico”, infine, il Consiglio ritiene che “la valutazione finale non concorre ai fini dell’ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato conclusivo del primo ciclo, salvo i casi previsti dalla norma”.(17)

3.I Documenti di accompagnamento

La speranza è quella che, almeno nelle Linee-Guida che saranno allegate all’Ordinanza, la trasformazione delle teorie e delle pratiche valutative possa continuare ad attuare quella valutazione per l’apprendimento che, anche se in modo macchinoso ed incompleto era presente nelle precedenti Istruzioni. Si auspica che non si torni ad una  pedagogia “bancaria” che sottolinea la trasmissione dei saperi, la divisione tra chi sa e chi non sa per cui la valutazione ha la funzione di classificare, comparare, escludere ma si realizzi una “pedagogia dell’emancipazione” in cui l’apprendimento è una costruzione sociale, l’errore è una risorsa e la valutazione ha una funzione fortemente educativa.(18) La valutazione per l’apprendimento non si limita a misurare i risultati raggiunti dagli studenti, ma si pone come strumento per favorire il progresso e lo sviluppo personale. Essa mira a stimolare la riflessione, il miglioramento continuo e l’autoregolazione, secondo i principi pedagogici e psicologici consolidati. In altri termini utilizzando la conclusione di un editoriale pubblicato dal Professor Baldacci dell’Università di Urbino: “Per definire un modello di valutazione occorre scegliere quale tipo di scuola s’intende realizzare. Ossia: dimmi che scuola vuoi e ti dirò quale valutazione avere. Ma attenzione, è almeno in parte vero anche l’inverso, ossia dal modello di valutazione promosso si può evincere l’idea implicita della scuola che s’intende realizzare. Ossia: dimmi che valutazione hai e ti dirò che scuola vuoi”.(19)
Le Linee guida dovrebbero facilitare il percorso che le Scuole devono compiere per giungere ad individuare i saperi” essenziali” delle diverse discipline da cui partire per definire obiettivi di apprendimento chiari e condivisi.  Dichiara Vygotskij che loro definizione precisa ed esaustiva, con un’operazione che coinvolga anche gli studenti, permette di ancorare l’apprendimento nella “zona di sviluppo prossimale (ZPD)”, stimolando la motivazione e la collaborazione.(20) Tenendo come assunto le Indicazioni, occorre formulare obiettivi specifici, raggiungibili, significativi e “osservabili” com’era esplicitato nelle precedenti nelle Linee guida del 2020, utilizzando rubriche e descrittori.
La valutazione dovrà essere un processo continuo che guida l’apprendimento attraverso feedback tempestivi e pertinenti. Wiliam sostiene che i dati valutativi debbano essere usati per migliorare l’insegnamento e l’apprendimento, non solo per registrare performance.(21) Nell’ambito delle attività di ogni giorno bisogna svolgere osservazioni quotidiane, integrandole con esercitazioni e dialoghi e usare check-in regolari (es. domande aperte, brevi quiz). Un altro aspetto da sottolineare è ricorrere alla pratica del feedback efficace, come teorizzano Hattie e Timperley. “Numerosi autori hanno fornito diverse definizioni di feedback, associandolo tradizionalmente al processo con cui gli studenti ricevono informazioni circa la qualità di un proprio prodotto, generato dalla comparazione tra il prodotto stesso e uno standard atteso di qualità. In tal senso, il feedback permette di apportare un cambiamento e un miglioramento al prodotto/prestazione, in direzione di un futuro cambiamento e miglioramento, riducendo il gap tra la performance in atto e quella attesa”.(22) Un altro aspetto che dovrebbe essere sottolineato nelle Linee-guida è l’importanza di promuovere l’autovalutazione e la co-valutazione, in base agli studi di Albert Bandura con la teoria dell’apprendimento auto-riflessivo. Lo psicologo americano sottolinea come la percezione di controllo sul proprio apprendimento aumenti la motivazione. Per giungere a questo obiettivo occorre introdurre strumenti come diari di apprendimento e checklist per la riflessione e stimolare discussioni tra pari e processi di co-valutazione.(23)

4.Dal Giudizio Descrittivo al Giudizio Sintetico

La valutazione degli apprendimenti degli studenti rappresenta un elemento cruciale nel processo educativo, influenzando sia il percorso formativo degli alunni sia il dialogo con le famiglie. Il passaggio dai giudizi descrittivi, ricchi di dettagli e orientati alla comprensione qualitativa delle competenze, ai giudizi sintetici (es. ottimo, buono, sufficiente) richiede un’attenta considerazione di diversi fattori.
Una prima osservazione è che le Scuole non devono assolutamente abbandonare gli strumenti che, con tanto impegno e professionalità, hanno “costruito” negli anni passati, basandosi soprattutto sui traguardi di competenza tratti dalle Indicazioni Nazionali del 2012.
Primo fra tutti la rubrica di valutazione che continua a costituire uno strumento fondamentale nelle procedure valutative. Essa è impiegata per verificare la qualità dei prodotti e delle prestazioni in un determinato ambito, attraverso una lista di criteri (ed eventualmente in una scala di giudizi prefissati) che descrivono le performances raggiunte dagli allievi.
La sua utilizzazione ha una triplice funzione.
Per i docenti, essa rappresenta uno strumento potente a favore della valutazione autentica.
Permette, inoltre, d’ insegnare con classi eterogenee in quanto la rubrica, avendo tre, quattro o più livelli di qualità in cui possono essere definite le prestazioni degli studenti da quelli “migliori” a quelli con difficoltà di apprendimento, consente di modulare in modo efficace le attività d’insegnamento.
Favorisce l’individualizzazione e la personalizzazione e, infine, può diventare uno strumento di comunicazione   insegnante – famiglia
Per gli studenti, attraverso la rubrica di valutazione, essi possono migliorare le proprie prestazioni in quanto sono più consapevoli delle competenze attese.
Le rubriche aiutano gli studenti a divenire più profondi nel giudicare la qualità dei propri lavori (autovalutazione) e quella degli altri e a trovare delle soluzioni alle loro carenze.
Dall’uso della rubrica, i genitori possono conoscere esattamente cosa i propri figli debbano fare per avere “successo”.
Le rubriche di valutazione possono anche essere utilizzate per un discorso più ampio sulle competenze acquisite dagli alunni di una Scuola, attraverso un’esplicita azione di comunicazione e di conoscenza di cosa si intenda – e cosa realmente si è insegnato – per raggiungere un dato livello di padronanza. Questo porta ad un dialogo e a un confronto reale tra gli insegnanti dei diversi ordini di scuola e tra le scuole.
Tra gli altri strumenti c’è l’uso di protocolli osservativi in cui i docenti possono annotare costantemente progressi e difficoltà e il portfolio dell’apprendimento in cui raccogliere esempi significativi del lavoro svolto dagli studenti.
Un approccio valutativo centrato sull’apprendimento e supportato da giudizi sintetici può favorire lo sviluppo globale dello studente se non valorizza solo il risultato finale, ma il percorso intrapreso.
Le nuove Linee-guida nascono, a detta del Ministro, dall’esigenza di facilitare alle famiglie la comprensione degli esiti degli apprendimenti degli studenti ma comunque i giudizi sintetici dovranno essere accompagnati    da una spiegazione che chiarisca:

  • I punti di forza dello studente.
  • Le aree di miglioramento.
  • Le strategie per progredire.

La comunicazione con le famiglie e gli studenti deve favorire la comprensione del giudizio sintetico come una sintesi ragionata e non un’etichetta rigida.
La transizione dev’essere, inoltre, costantemente monitorata relativamente alla formazione dei docenti per uniformare le pratiche valutative.
Un altro aspetto è la rilevazione del feedback dagli studenti per poter valutare l’efficacia comunicativa dei giudizi sintetici.
Il passaggio dai giudizi descrittivi a quelli sintetici richiede un equilibrio tra dettaglio analitico e chiarezza comunicativa. Solo attraverso una pianificazione accurata, criteri condivisi e una comunicazione trasparente è possibile garantire che la valutazione mantenga il suo ruolo centrale di promozione dell’apprendimento e della crescita personale.


(1) Parere CSPI n.136 del 18 novembre 2024
(2) Corsini, Valutazione, si cambia. Di nuovo. Video-conferenza Tuttoscuola, 6 marzo2024
(3) Parere del CSPI, n.136 del 18 novembre 2024
(4) ibidem
(5) M. Notti, Introduzione alla docimologia, Ediprint, Siracusa,1995
(6) Da Re, Valutazione, si cambia. Di nuovo. Video-conferenza Tuttoscuola, 6 marzo 2024
(7) Trinchero, Valutare per formare. Come formulare buoni giudizi descrittivi nella scuola primaria [29.12.2020], http://www.edurete.org/mat/vf.pdf
(8) F.Lorenzoni I bambini pensano grande. Cronaca di una avventura pedagogica, Sellerio, 2014.
(9) ibidem
(10) Lucangeli, intervista, www.nostrofiglio.it
(11) ibidem
(12) AA.VV. l-giudizio-descrittivo-oltre-la-logica-del-benino-bene-benissimo/www.scuola7.it/2020/189
(13) Parere del CSPI, 18 novembre 2024
(14) ibidem
(15) ibidem
(16) Art. 7 della BOZZA di Ordinanza Ministeriale sulla Valutazione
(17) Parere CSPI 18 novembre 2024
(18) P Freire, La pedagogia della liberazione, FrancoAngeli, 2016, Milano
(19) Baldacci, Editoriale rivista web Pedagogia +Didattica, aprile 2016.
(20) L.Vygotskij, Pensiero e linguaggio. Ricerche psicologiche, a cura di L. Mecacci, Roma-Bari, Laterza, 1990 (nona edizione del 2001).
(21) P.Black, & D Wiliam,. (1998). Inside the Black Box: Raising Standards through Classroom Assessment. Phi Delta Kappan.
(22) In Valentina Grion, Anna Serbati, Beatrice Doria, David Nicol, Ripensare il concetto di feedback: il ruolo della comparazione nei processi di valutazione per l’apprendimento, Education Sciences & Society, 2/2021
(23) A. Bandura, Autoefficacia. Teoria e applicazioni, 2000 Erickson, Trento

 


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Posted 4 Dicembre 2024 by admin in category articoli