LA BUONA SCUOLA Disegno di Legge monstre. Una riflessione “dal basso”
LA BUONA SCUOLA Disegno di Legge monstre. Una riflessione “dal basso”
di Santo Molino
Uno sguardo “dal basso” sul Disegno di Legge monstre LA BUONA SCUOLA del duo Governativo Renzi&Giannini, porta ad un primo apprezzamento, per aver dato una sorta di primato alla Questione Scuola nel nostro Paese. Sono anni che il pianeta scuola risulta appiattito in una logica di spending review, alcune delle tappe significative dell’evoluzione sistemica del settore appaiono ormai lontane anni luce, i Decreti Delegati e la Legge 517 (Integrazione alunni h) degli anni ’70, la Legge n. 270 del 1982 con la sua previsione di determinazione di dotazioni aggiuntive all’organico dei docenti, la Legge 148 del ’90, i provvedimenti legislativi di fine anni ’90 che sanciscono l’Autonomia scolastica. A seguire un ventennio di politiche scolastiche a dir poco restrittive, di …punto e a capo, con la Moratti prima e la Gelmini dopo (con la parentesi, a dir poco opaca, del Ministero Fioroni a cui va ascritto il de – merito… di avere riesumato sotto altre spoglie i Provveditorati agli Studi in procinto di scomparire oltre ad una controversa e contraddittoria riedizione del concorso ispettivo) a condurre un’attenta gestione di restaurazione, abolendo la Legge n.30/2000 Berlinguer, reintroducendo sin dalla primaria la valutazione in voti numerici e ripristinando il maestro unico, così come la Riforma della Secondaria di Secondo grado viene caratterizzata soprattutto da tagli generalizzati. L’eredità della Gelmini si è tra l’altro rivelata pesante ancor più al Sud ampliando il divario del tempo – scuola col Centro – Nord, determinando un gap qualitativo, maggiore disoccupazione tra gli addetti ai lavori ed il primato poco onorevole di dispersione scolastica.
Il senso della proposta del Governo Renzi potrebbe, nell’attuale momento storico, quindi assumere una connotazione positiva, se talune idee vengono ri-sistemate in positivo, in primo luogo abbandonando la pista Fioroniana, dato che in taluni riferimenti del DDL sembra che si voglia dare nuovo impulso agli Uffici Provinciali Scolastici (oggi Ambiti Territoriali USR) a scapito dell’Autonomia Scolastica ed al solito provando ad imbrigliare le scuole e i DS con un Corpo Ispettivo da reclutare. Occorre invece ragionare sin da ora, dal momento che il Regionalismo frutto della deriva leghista ed autonomista appare non solo superato ma additato come somma parte di clientelismo e di spreco, e le comunicazioni informatiche avvengono in tempo reale, sul significato attuale degli USR ed alla loro utilità, occorre cioè immaginare quali vantaggi o svantaggi deriverebbero dalla soppressione di un apparato burocratico – verticistico piramidale a livello regionale, che (con migliaia di addetti) distoglie risorse importanti alla scuola, quando invece è oggi possibile un rapporto diretto tra il Ministero e le Scuole Autonome. E ciò sia per il respiro pedagogico che il servizio scolastico deve avere, sia perché non sembra avere senso l’affidamento all’organo regionale della calibratura degli organici, delle risorse finanziarie che possono benissimo essere agganciati a parametri quantitativi e qualitativi obiettivi.
A prima vista il DDL appare modificato rispetto al documento originario LA BUONA SCUOLA ma per altro verso mantiene il senso di svolta, e malgrado l’ampio dibattito promosso dallo stesso Ministero, non si è ottenuto il positivo effetto di mitigare alcune ruvidità.
E’ auspicabile che nella sistemazione definitiva del testo non manchi una solida premessa valoriale, agganciata alla nostra Costituzione Repubblicana e alla pedagogia sociale del successo formativo, oltre ad un esplicito progetto di intervento sulla Questione Meridionale in campo scolastico. Andando nel “particolare” di alcune delle parti ritenute più significative della Proposta si ritiene di potere contribuire al dibattito in corso con le seguenti riflessioni:
- ASSUMERE I DOCENTI. Si concorda con la volontà di promuovere un significativo reclutamento nella Scuola, per altro si tratta di stabilizzare in buona parte personale supplente annuale sostanzialmente dipendente in modo pluriennale dal Ministero; si condivide l’impostazione di effettuare le assunzioni da GAE e graduatorie dei Concorsi.
Si esprimono riserve sul convincimento che non ci saranno più graduatorie o precari, in quanto le supplenze a tempo determinato sarà difficile se non impossibile eliminarle del tutto, fosse anche per i soli eventi di L.1204 (Maternità). Forse sarebbe onesto riconoscere all’attuale sistema 50% concorsi – 50% graduatorie di concorso una equità razionale di fondo, è un sistema che, tutto sommato, funziona, semmai allo scoccare del triennio (di supplenze effettuate con incarichi a tempo determinato) si potrebbero disporre assunzioni in ruolo nelle Regioni dove vi sono i posti vacanti (sempre nel limite del 50%).
- ORGANICO DELL’AUTONOMIA / FUNZIONALE. Appare ancora nebulosa la composizione ed il funzionamento, forse sarebbe meglio pensare ad una assegnazione di personale in surplus per singola scuola, lasciando poi la libertà di gestire tali risorse in eventuali reti di scuole costituite “dal basso”.
- FORMAZIONE DOCENTI. Appare condivisibile l’OBBLIGATORIETÀ’ della formazione / AGGIORNAMENTO, anche l’abbandono della logica di “raccolta punti” sembra cambiare l’originaria impostazione, complessivamente si presta questa parte ad una valutazione positiva.
- MENTOR ED INNOVATORI NATURALI. Ci sembra sia stata, fortunatamente, abbandonata la logica di queste FIGURE DI SISTEMA che tendevano a prefigurare una artificiosa gerarchia tra docenti ed una sorta di DS “ombra” in diversi aspetti della vita scolastica.
Così come avevamo criticato questa “deriva” sembra opportuno accogliere positivamente il riconoscimento del ruolo e dello Status del DS “ritrovato”, almeno sul piano verbale.
Forse si riscontra adesso uno sbilanciamento, un eccesso di nominalismo, un ricorrente leaderismo quasi una superfetazione che sa di deriva gerarchica, si pensi infatti al meccanismo dedicato al personale nell’anno di prova/formazione, laddove l’attuale sistema va bene e invece si carica ora il DS del compito di deus ex machina, sentito il Collegio dei Docenti ed il Consiglio d’Istituto (trattandosi di una procedura valutativa è certamente più opportuno garantire la trattazione della materia da parte di un organo ristretto e democratico, quale è l’attuale Comitato per la Valutazione).
E’ auspicabile una proposta complessiva che metta sistematicamente in rilievo il delicato equilibrio che deve esistere tra un Leader Formativo e la GESTIONE DEMOCRATICA DELLA SCUOLA, tra l’altro l’attuale proposta governativa sembra fatta apposta per attirare, con questa sovraesposizione del DS, i fulmini di stampo sindacale, per cui alla fine si corre il rischio che i DS, piuttosto che essere visti come lavoratori/colleghi con particolari responsabilità derivanti dal loro ruolo, vengano piuttosto individuati come “controparte” degli operatori della scuola.
- DEMOCRAZIA SCOLASTICA. Va preliminarmente tutelata la LIBERTÀ’ D’INSEGNAMENTO di derivazione COSTITUZIONALE, in tal senso appare necessario esprimere una posizione di dissenso sui meccanismi che possono portare a discriminazione o alla privazione della sede di titolarità, sulla scorta di una mera determinazione GERARCHICA.
Il DS non può da solo elaborare un piano triennale, sentiti i Collegi ed il Consiglio di Istituto; una leadership democratica si gioca sul piano del lavoro di gruppo e del consenso, non semplicemente “sentendo”. Alla scuola/azienda tout court occorre preferire la scuola/comunità, anche se nella scuola/comunità si possono benissimo utilizzare metodologie e tecniche di pianificazione, programmazione, budgeting e tecniche di management.
Il DS non può avere interesse ad operare la scelta del personale da un albo territoriale, sulla base di portfolio o titoli, con evidenti rischi di derive di vario genere, tra l’altro è noto che le situazioni di “merito” tra i Docenti o gli ATA sono rilevate “sul campo”, sulla base empirica, non certamente in virtù di graduatorie di merito con titoli accademici e punteggi vari.
- MERITO DEI DOCENTI. Su questo punto è da privilegiare un approccio democratico e collegiale, non si comprende l’abbandono della logica del Comitato di Valutazione, presieduto dal DS, che ha dato prova di eccellente funzionamento, questo organo collegiale potrebbe essere “salvato”, con opportune integrazioni. Sul totem premialità da performance piuttosto che creare il “miraggio” di un discrimine tra i docenti, appare più significativa l’attuale impostazione di offrire opportunità retribuite per attività aggiuntive, meglio quindi puntare ad un rafforzamento del Fondo dell’Istituzione Scolastica. D’altra parte i vantaggi di una graduatoria del MERITO appaiono rivolti ad una minoranza di docenti, con il rischio evidente di creare conflittualità piuttosto che COOPERAZIONE EDUCATIVA nella Funzione Docente. L’idea di fondo nella professione docente dovrebbe essere quella di un riconoscimento professionale / etico, magari spendibile in termini di carriera, per mobilità orizzontale/verticale o per partecipare al concorso per DS. Puntare quindi sulla affidabilità / “reputazione”, piuttosto che su una del tutto incerta monetizzazione “a breve”.
- MOBILITA’ MIGLIORATIVA E ALBO DEI DOCENTI. Appare un costrutto alquanto artificioso e rischioso che mira ad una sorta di precarizzazione dei docenti, privandoli della titolarità della sede, creando una ambigua dipendenza dalla volontà del DS, in qualche modo potrebbe insinuarsi un condizionamento di “Libertà d’insegnamento” nell’espletamento della Funzione Docente soggettiva e collegiale. Né sembra possibile invocare, l’utilità di questa misura con i “casi” limite negativi di quei docenti/problema, per i quali esistono già gli strumenti giuridici disciplinari adeguati.
- LE DELEGHE AL GOVERNO. Appaiono troppo estese e vaghe le deleghe al Governo proposte, andrebbero chiariti e dettagliati i margini, tra l’altro sul concorso DS non si vede cosa bisogna attendere, considerato che vi è già un percorso chiaro che va semplicemente definito nel dettaglio. Induce ad una opinione negativa l’ipotesi (come detto già sperimentata durante il Ministero Fioroni, del tipo “a volte ritornano”) della rigenerazione di un corpo ispettivo, i dirigenti tecnici andrebbero semplicemente presi tra i dirigenti scolastici (considerato che vi è una unica dirigenza scolastica area Va). Sarebbe ora di eliminare questa “DOPPIEZZA” tra dirigenti della scuola, appartenenti in un caso – dirigenti tecnici – alla 1a area (con remunerazione maggiorata e carriera) e nell’altro i DS alla 5a area, tra l’altro con l’aggravante che i primi possono tranquillamente ricoprire i ruoli di dirigente degli uffici dell’USR (vedi Ambiti Territoriali USR) mentre i secondi continuano ad essere “Figli di un Dio Minore”. Peggio ancora il tentativo di nomina senza concorso a cura dei direttori regionali, longa manus della politica. In pratica basterebbe affidare l’incarico ai DS di Dirigente Tecnico, per un mandato triennale non rinnovabile, in modo da garantire una rotazione all’interno della platea professionale, lo stesso discorso dovrebbe valere per l’accesso ai ruolo di dirigente negli uffici dell’USR.
Sulla VALUTAZIONE DEL DS infine sembra ovvio che vadano definite le misure di tutela attraverso l’attivazione dei meccanismi contrattuali.