Il concorso per diventare DS: Il regolamento al CSPI e il bando forse a settembre. Annotazioni a latere
Il concorso per diventare DS: Il regolamento al CSPI e il bando forse a settembre. Annotazioni a latere
di Antonio Valentino
1.Trasmessa finalmente, ”per parere”, al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), la proposta di Regolamento per “l’accesso ai ruoli della Dirigenza scolastica” attraverso il corso-concorso . Vi si definiscono ovviamente le procedure concorsuali (compresa l’ipotesi di una prova scritta computer based, sperimentata felicemente nel concorso per i docenti), la durata del corso e del tirocinio e le forme di valutazione dei candidati.
Si parla di settembre / ottobre per la emanazione del bando che dovrà, tra l’altro, disciplinare – articolandole opportunamente – le materie di esame previste dal Regolamento e indicare i termini e le modalità per lo svolgimento delle prove.
Questi i punti di maggiore interesse che interessa qui richiamare.
Sul numero dei posti messi a bando, bisognerà aspettare la data per l’indizione del concorso, mentre per quanto riguarda i requisiti di ammissione è prevista una anzianità di servizio di almeno 5 anni, compreso il servizio pre ruolo (novità).
Ci sarà una prova preselettiva solo se il numero dei candidati sarà superiore a tre volte il numero dei posti messi a bando a livello nazionale. Questa prova – in verità piuttosto criticabile perché rischia di selezionare solo i più veloci ed addestrati – prevede 50 domande a scelta multipla.
La prova scritta consisterà in 5 domande a risposta aperta (un po’ sul modello, sembra di capire, del concorso in atto per i docenti), di cui una in lingua ( a scelta del candidato tra inglese, francese spagnolo o tedesco); e verterà sulle tematiche indicate nell’articolo 10: normativa scolastica; modalità di conduzione di organizzazioni complesse, con particolare riferimento alle istituzioni scolastiche; organizzazione degli ambienti di apprendimento; organizzazione del lavoro e del personale; valutazione e autovalutazione del personale, degli apprendimenti, dei sistemi e dei processi scolastici; diritto civile e amministrativo; contabilità di Stato; sistemi educativi dei Paesi dell’U.E.
Per la prova orale si parla di colloquio sulle tematiche prima citate e sulla conoscenza dell’informatica e della lingua straniera prescelta dal candidato. Si parla anche della possibilità di inserire l’analisi e la soluzione dei casi (che sarebbe opportuno prevedere invece obbligatoriamente).
organizzato a livello regionale e che sarà valutato da specifica commissione.
Seguirà – per i candidati che hanno seguito con profitto il corso di formazione – un tirocinio di 4 mesi (presso le scuole, con priorità su quelle affidate in reggenza) a cui seguirà un colloquio finale. Superato il quale si viene inseriti nella graduatoria generale di merito.
È prevista anche la valutazione dei titoli fino ad un massimo di 30 punti. Per la prova scritta e orale le commissioni dispongono di 100 punti per ciascuna di esse.
Ovviamente il regolamento prevede i punteggi da attribuire per le due tipologie di domande (in italiano – massimo 21punti – e in altra lingua scelta – massimo 16 -) e, rispetto all’orale, per la conoscenza dell’informatica (massimo 4 punti) e della lingua straniera (massimo 12).
2.Le novità rispetto al concorso precedente sono evidenti e riguardano soprattutto la prova scritta, i tempi e le modalità di svolgimento del corso di formazione e del tirocinio e la collocazione del colloquio finale.
Non si dice niente sulla durata della prova scritta (sarà definita nel bando) che è aspetto non trascurabile per capire se il Ministero ha finalmente capito che la scelta del concorso ultimo per l’immissione in ruolo dei docenti era sbagliata (8 quesiti complessi e impegnativi in 150’ – meno di 20 minuti per quesito!) e che i tempi dovrebbero essere ridefiniti, per questo concorso, in misura congrua (come si dice).
Ad ogni buon conto, farsi carico della fattibilità della prova, prevedendo, per esempio, per ogni domanda tempi medi non inferiori alla mezzora e un contenuto margine ulteriore (per organizzare le risposte e rileggerle), è scelta di buon senso da tenere nel debito conto.
Un’altra annotazione che andrebbe considerata fondamentale: non si riescono a cogliere in modo chiaro – nel Regolamento – gli aspetti caratterizzanti della formazione professionale che si vuole accertare, arricchire e rendere esperta. Forse non è materia di Regolamento, essendo il profilo questione regolata dalla normativa sulla dirigenza pubblica in generale e scolastica in particolare.
Andrebbe però considerato, nella gestione del concorso, che il profilo potenziato del DS previsto dalla Legge 107 (le nuove attribuzioni) richiede esplicitazioni e attenzioni particolari, soprattutto nelle fasi della formazione (sostanzialmente fallimentare nell’esperienza concorsuale precedente) e del tirocinio. Tirocinio che potrà essere novità importante se gestito non in modo burocratico (in termini di adempimento formale), ma di attività formativa di grande impegno, anche per il Dirigente tutor.
Comunque, sugli aspetti che si considerano fondanti della professionalità DS – e verso cui orientare la preparazione dei candidati – andrebbero espressi messaggi significativi e netti, anche attraverso la previsione di prove da strutturare in coerenza e di griglie valutative costruite sulla base di “oggetti valutativi” da definire a livello nazionale.
Tutto questo nella consapevolezza che anche nell’operazione-concorso si gioca la partita della qualificazione del profilo ds e del tipo di scuola che si vuole.
Un discorso a parte meriterebbe la formazione delle Commissioni. Ma su questo argomento è inutile farsi illusioni e immaginare cose impossibili. Probabilmente prevedere riconoscimenti non umilianti potrebbe essere un modo per non fare vivere questa esperienza ai DS in servizio – e anche agli altri commissari – come l’ennesima tegola che capita tra capo e collo.
Risulta ad ogni modo chiaro ed evidente dal Regolamento che il percorso per la Dirigenza non è una passeggiata, essendo lungo e complesso – come è giusto che sia – e che molto comunque della qualità della preparazione del futuro dirigente dipenderà dalla cura con cui saranno gestiti i corsi di formazione e il tirocinio.
3.Sarebbe bene comunque, pur impegnandosi al meglio per la buona riuscita di questa esperienza concorsuale, non gettare nel dimenticatoio discorsi di prospettiva che leghino la selezione del personale per la Dirigenza scolastica alle esperienze di collaborazione e cooperazione, di leadership plurale, di responsabilizzazione rispetto a compiti di coordinamento e presidio di settori della vita di una scuola; anche attraverso un più diffuso e definito utilizzo della delega da parte del DS.
Ovviamente il concorso, con le sue prove e i percorsi di formazione e tirocinio, resta sempre lo strumento principe per il reclutamento; ma favorire uno sviluppo professionale dei docenti che permetta di guardare alla dirigenza come possibile traguardo (raggiungibile anche grazie ad un portfolio di competenze in cui confluiscano crediti acquisiti sul campo e validi ai fini della progressione di carriera) è opzione da tenere calda e coltivare in prospettiva per assetti scolastici più promettenti sotto il profilo organizzativo – e non solo -.