Febbraio 23

La valutazione dei dirigenti scolastici

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La valutazione dei dirigenti scolastici sembra entrata su binari che non prevedono “curve di ritorno”. L’ostacolo forse più impervio il format ideato e costruito da Damiano Previtali sembra averlo superato traversando indenne da Stefania Giannini a Valeria Fedeli.
I sindacati ci hanno provato a fermare il treno della valutazione: la Cgil ha mandato in giro l’ottimo Gianni Carlini a spiegare che tutto l’impianto su cui nasce questa valutazione è sbagliato, Anp ha preso spunto dall’intesa sulla mobilità dei docenti per cercare di fermare la valutazione dei dirigenti con l’inattesa teoria che se si smontano parti della legge 107/2015 non si possono valutare i dirigenti scolastici, anche se questo è previsto da norme nate nel 2001.

I Nuclei di valutazione sono stati costituiti nelle varie regioni e le polemiche hanno spesso preso di mira le persone, cosa che non si dovrebbe fare, ma, visti i tempi che corrono, cosa anche prevedibile. Ci saranno forse dei ricorsi al termine del percorso, ma il format di Previtali prevede di assegnare la lettera D (quella della “retrocessione”) solo a coloro che proprio ne hanno fatte di tutti i colori e in maniera eclatante. Dunque il percorso di valutazione dei dirigenti scolastici verterà sulle lettere A, B e C. Se “in medio stat virtus” non ci saranno grandi ricadute sul sistema, ma è presto per fare una qualsiasi previsione.

Quello che posso dire – da spettatore interessato in entrambi i sensi in quanto sono uno dei valutati e valutatori allo stesso tempo – è che il percorso progettato è molto interessante per alcuni motivi strettamente connessi alla nostra professione:

–       il Portfolio permette un’autoanalisi verificata che può permettere ad una professione solitaria di diventare sociale;

–       il confronto con il Nucleo di valutazione di riferimento, scandito da confronti pre-definiti come il contatto via skype, la visita alla scuola e i focus group costituisce una possibilità non invasiva per la vita del dirigente scolastico, con potenziali ottime ricadute sul suo lavoro;

–       i documenti di supporto previsti dall’iter valutativo possono permettere al Dirigente scolastico di verificare la condizione della propria documentazione anche nel confronto con il soggetto valutativo, che si attiene ad indirizzi ministeriali.

Poiché il problema stipendiale non esiste, vista la estrema modestia dell’indennità di risultato, i punti focali dell’azione valutativa sono certamente quelli reputazionali (meglio avere la A che la C) e procedurali. Entrambi questi elementi possono connettersi ad un Portfolio in evoluzione che può diventare l’elemento indispensabile per l’organizzazione del lavoro del dirigente scolastico. Nella solitudine estrema del lavoro degli “equilibristi” (penso tutti ricordino l’ottimo libro di Cerulo sui dirigenti scolastici) il Portfolio e il rapporto con il Nucleo può diventare fondamentale per cominciare a distinguere le pratiche utili da quelle inutili, gli obblighi documentali dalla miriade di dannose carte che ognuno di noi produce o è in grado di produrre.

La categoria vive un momento difficile, che io vedo reso ancora più difficile dal voler essere al tempo stesso dirigenti dello stato e dipendenti dello stato. Lo stipendio è basso e il lavoro è molto, ma qualunque incarico venga messo a bando trova qualcuno disposto a prenderlo. Costui si prende spesso anche gli improperi di molti colleghi, ma la situazione non si sposta di un millimetro: le reggenze sono assegnate sempre e nessun dirigente reggente ha fatto implodere o esplodere le scuole assegnategli per carico di lavoro. E’ naturale lamentarsi, ma è difficile farsi credere dall’opinione pubblica o anche dalla propria amministrazione se nel complesso tutto funziona. Anche perché sostenere che il sistema scolastico italiano va male per colpa dei dirigenti scolastici è sostenere qualcosa che neppure il più accanito sindacalista dei cobas o il più strenuo difensore del passato piramidale della scuola italiana è disponibile a sottoscrivere. Se la via dirigenziale si mostra impervia e il riconoscimento della reale competenza dirigenziale stenta a diventare diffuso, la strada dei dipendenti che si fanno rappresentare dal proprio sindacato in funzione di aumenti salariali o migliorie normative pare un’arma piuttosto spuntata.

Non sorprende, dunque, che siano proprio gli ultimi dirigenti immessi in ruolo quelli che si lamentano di più, avendo scoperto con un certo orrore i pochi soldi connessi a devastanti e debordanti responsabilità. Credo non sia superfluo ricordare che accade purtroppo che alte dirigenze dello stato o degli enti locali finiscano in galera per questioni di tangenti o di corruzione, mentre il nostro collega Livio Bearzi è finito in prigione e ha perso il lavoro perché un tetto è caduto durante un terremoto. Detto questo, però, i pericoli che sono insiti nella professione sono noti a tutti così come è nota a tutti la burocrazia che ci avvolge e di cui spesso noi siamo bulimici fruitori ed estensori. Sostenere che noi non abbiamo tendenza ad aumentarla questa burocrazia e cha siamo dei semplificatori significa far finta di non vedere la massa di circolari e comunicazioni che escono spesso dalle nostre presidenze e cha paiono in alcuni casi come le palline che la macchina spara addosso al tennista che si sta allenando.

Il percorso di valutazione dei dirigenti scolastici potrà aiutare anche a definire reali priorità di sistema e a lasciare tutta la propria visione burocratica della scuola (da troppi utilizzata per “pararsi le spalle”) nell’ambito di un rapporto non ancora chiaro tra chi interpreta la propria professione come quella di un dirigente che semplifica, decide, sburocratizza, aiuta o come quella di un dirigente che applica e adempie a qualunque cosa gli venga richiesta come semplice difesa della propria posizione di dipendente. La valutazione può dunque essere un aiuto a creare un percorso realmente professionalizzante, che utilizza l’esperienza in atto e il dettato normativo per costruire azioni complesse nella gestione dell’organizzazione che gli è stata attribuita.

L’utilità del percorso formativo potrà essere messa alla prova nei due momenti obbligatori in presenza. Potrebbe sembrare che il contatto via skype sia freddo e riduttivo, in realtà invece può costituire un grande elemento di miglioramento professionale, sia per il dirigente valutato, sia per i componenti dei nuclei di valutazione. La videoconferenza sta sempre più diventando una competenza professionale diffusa e dunque il suo inserimento in un format valutativo costituisce un momento importante per imparare a dosare parole, posture, tono della voce, argomenti. La giornata di verifica in sede può diventare, invece, il momento in cui il dirigente scolastico viene visitato nel suo rapporto con l’ambiente che lo circonda e – soprattutto – viene messo a contatto con gli occhi esterni di chi lo osserva per valutarlo.

Una delle questioni sollevate in fase di formazione dei Nuclei di valutazione è l’attenzione alle parole che i componenti del nucleo devono usare nei focus group onde evitare di spingere soggetti senza titolo a valutare a cominciare a farlo. L’importante negli incontri in presenza è attenersi a fatti e a rapporti professionali, senza chiedere opinioni che possono magari far scattare critiche eccessive o piaggerie inascoltabili. Siamo insomma nel terreno della “neutralità aziendale” in cui io indago il profilo e l’azione professionale non la persona con i suoi pregi e i suoi difetti.

La ponderazione della proposta di giudizio finale da trasmettere al Direttore generale pare poi tutelare il dirigente scolastico da eccessi valutativi di soggetti senza titolo a valutare. La valutazione del dirigente scolastico infatti prevede

–       il 60% del giudizio finale riguarderà il profilo del dirigente scolastico in rapporto ai punti e) (direzione unitaria della scuola, promozione della partecipazione e della collaborazione tra le diverse componenti della comunità scolastica, dei rapporti con il contesto sociale e nella rete di scuole), a) (competenze gestionali ed organizzative finalizzate al raggiungimento dei risultati, correttezza, trasparenza, efficienza ed efficacia dell’azione dirigenziale, in relazione agli obiettivi assegnati nell’incarico triennale) e d) (contributo al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti e dei processi organizzativi e didattici, nell’ambito dei sistemi di autovalutazione, valutazione e rendicontazione sociale)

–       il 30% del giudizio finale riguarderà il profilo del dirigente scolastico in rapporto al punto b) (valorizzazione dell’impegno e dei meriti  professionali del personale dell’istituto, sotto il profilo individuale e negli ambiti collegiali)

–       il 10% del giudizio finale riguarderà il profilo del dirigente scolastico in rapporto ai punti c) (apprezzamento del proprio operato all’interno della  comunità professionale e sociale).

               La parte reputazionale ha un’incidenza minima, mentre quella documentale molto alta, il che semplifica l’azione del dirigente che documentando si forma e comprende anche dove il suo modo di agire nei confronti della burocrazia è corretto e dove va corretto.

               Esiste poi un ultimo punto che non credo sia il caso di sottovalutare e riguarda il potenziale conflitto di interessi di quelli come me. Qualcuno ha sollevato il dubbio che dietro l’autocandidatura a far parte dei Nuclei vi sia il tentativo di diventare collega anche di chi dovrà valutare me. Poiché il pericolo esiste va scongiurato con trasparenza e chiarezza, comprendendo anche quando potrebbe essere meglio rassegnare le dimissioni invece di andare avanti. Se il rischio c’è ed ho deciso di correrlo è perché ritengo che tutta la partita valutativa valga la pena di essere percorsa anche in termini formativi. La legge prevede che un dirigente scolastico faccia parte del Nucleo che valuta i colleghi e quindi ritengo che se qualcuno deve farlo questo qualcuno possa essere anche io. Non mi ritengo superiore a nessuno e so che su di me ci sono e ci saranno i dubbi di molti colleghi, ma ci sono dubbi anche sulla mia condotta professionale “ordinaria”. Dunque sta ad ognuno di noi decidere se sperare che i dubbi siano scacciati da una forte autorità ministeriale che garantisce per noi o invece dalla nostra condotta trasparente e professionale. Io sono per la seconda opzione . Non mi sono candidato a nei Nuclei per difendere me o qualcun altro, ma per provare una nuova esperienza professionale dentro un percorso formativo e valutativo che mi interessa e che spero alla fine anche mi convinca.

 


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Posted 23 Febbraio 2017 by admin in category articoli

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