L’hate speech
L’hate speech
di Mario Di Maio
L’hate speech (in italiano l’incitamento all’odio attraverso la parola o le immagini diffuse attraverso Internet e i social media) è un fenomeno sempre più diffuso. Con esso devono fare i conti le persone che utilizzano internet e i social, ma l’incitamento all’odio è particolarmente esecrabile nelle relazioni tra i ragazzi sia tra quelli che ne divengono “ vittime” sia tra quelli che sono i soggetti attivi di comunicazioni basate sui pregiudizi e sugli stereotipi.
Bisogna anche dire che, purtroppo, l’ hate speech è diventato una “normale” forma di comunicazione sia a livello informale, sia a quello formale, ed è spesso utilizzato da persone che hanno incarichi pubblici e che, quindi, tendono a rafforzare con il loro esempio, l’utilizzazione di tale mezzo di espressione. Il fenomeno dev’essere assolutamente affrontato soprattutto nei riguardi delle nuove generazioni alle quali occorre fornire delle strategie che consentano loro di comprenderlo, di rifletterci sopra e di combatterlo e la Scuola dovrebbe essere preparata a tali importanti compiti. “Secondo un recente studio pubblicato dal progetto SELMA (Social and Emotional Learning for Mutual Awareness) l’odio online è diventato una parte inevitabile dell’esperienza quotidiana dei giovani con i media. La maggior parte dei giovani ha nozioni solo rudimentali di concetti come la libertà di parola o l’incitamento all’odio, e sembra avere un’idea solo molto vaga delle potenziali conseguenze dell’ hate speech. Ecco perché servono ancora, e in maniera massiccia, regole e monitoraggio adeguati, oltre che educazione e azioni volte alla costruzione della consapevolezza” (cfr. da ”https:// www.schooleducationgateway. eu/it/pub/latest/news/selma-project.htm) Gli Organi Europei, infatti, hanno compreso la gravità del fenomeno dell’incitamento all’odio e su una delle pagine del sito “ School Education Gateway”, che costituisce la piattaforma online europea per l’istruzione scolastica, pubblicano una serie di preziosi interventi per far fronte all’hate speech.
Questi obiettivi, d’altronde, vengono indicati indifferibili nell’ambito dell’acquisizione di quei principi che costituiscono il pilastro europeo dei diritti e dei doveri sociali, a cui si rifanno le competenze chiave di cittadinanza come ribadito nella Raccomandazione del Consiglio Europeo del 22 maggio 2018.
Andando più nel dettaglio vengono sostenute quelle azioni finalizzate alla comprensione delle tecnologie digitali e di come esse possano essere di aiuto alla comunicazione, alla creatività e all’innovazione, pur nella consapevolezza di quanto ne consegue in termini di opportunità, limiti, effetti e rischi. “Le persone dovrebbero assumere un approccio critico nei confronti della validità, dell’affidabilità e dell’impatto delle informazioni e dei dati resi disponibili con strumenti digitali ed essere consapevoli dei principi etici e legali chiamati in causa con l’utilizzo delle tecnologie digitali” (cfr. la Raccomandazione del Consiglio relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente del maggio 2018). Esse dovrebbero essere di aiuto per la cittadinanza attiva e l’inclusione
Tra le abilità che un’efficace competenza digitale dovrebbe permettere di acquisire, ci sono le capacità di utilizzare, accedere ai contenuti digitali, ma anche di filtrarli e di valutarli.
La competenza digitale viene vista anche come un apporto culturale che facilita un atteggiamento riflessivo e critico, ma “impone anche un approccio etico, sicuro e responsabile all’utilizzo di tali strumenti”( ibidem). Nella Raccomandazione s’invitano i responsabili dei processi formativi ad operare in forte contrapposizione al fenomeno dell’hate spech” (anche se non viene citato in questa forma) quando si afferma che le competenze sociali da acquisire sono quelle della tolleranza, della capacità di esprimere e comprendere punti di vista diversi, di un rapporto empatico con gli altri. Esse si basano su un atteggiamento improntato a collaborazione, assertività e integrità, che comprende il rispetto della diversità degli altri e delle loro esigenze, e la disponibilità a superare i pregiudizi, La risposta concreta, che è anche argomento dei materiali forniti dal progetto Selma, è quella di operare, con gli alunni, in tre ambiti principali che sono:
Apprendimento sociale ed emotivo
Esso, come sottolineato in una delle ultime opere di Goleman “ A scuola di futuro”, aiuta i giovani a sviluppare auto-consapevolezza del proprio sè, consapevolezza sociale e capacità relazionali.
Alfabetizzazione mediatica
Offre ai giovani la possibilità di analizzare, valutare e creare messaggi multimediali online in una varietà di contesti.
Educazione alla cittadinanza
Consente l’acquisizione delle regole necessarie alla convivenza sociale.
Occorre sottolineare, per evitare inutili dibattiti relativamente alla necessità di un ampliamento del Curricolo scolastico, che le attività finalizzate all’implementazione dei tre ambiti sopra-descritti, attraverso una pianificazione integrata, vanno a far parte dei normali itinerari formativi che ogni Scuola deve approntare nell’ambito della progettazione educativa e didattica dei diversi Assi disciplinari.