Scuola tra crisi, carenze di strutture e di insegnanti
Scuola tra crisi, carenze di strutture e di insegnanti
di Gregorio Iannaccone
Mi perseguita da anni lontanissimi, quando cominciano le lezioni, l’usuale corale lamento sulla scuola in crisi.
In crisi perché troppi alunni e poche aule e poi pochi alunni e tante aule, la drammatica disoccupazione dei docenti e cronica mancanza degli stessi, soltanto un po’ di tempo dopo…
Con l’appannarsi della qualità dei ministri dell’istruzione, viceministri e sottosegretari compresi, col progressivo spegnersi della professionalità dell’alta e pure piccola burocrazia ministeriale, col Ministero che è rimasto a viale di Trastevere a dividersi la gestione del pachidermico apparato con uffici scolastici regionali spesso miseramente abortiti ed ex provveditorati ancora a vivacchiare… e intanto le scuole con un’autonomia ferma dopo il primo scatto, ancora tutta da declinare, ancora tutta da capire, lasciata lì, “come una cosa posata in un angolo e dimenticata…”.
L’autonomia incompiuta, per quanto riguarda l’organizzazione delle scuole in Italia, è uno dei punti più deboli del sistema.
Per reclutare i dirigenti passano sempre anni da un concorso all’altro, intanto proliferano le reggenze, con inevitabile scadimento della qualità del servizio. A concorso appena ultimato, permangono le sedi vacanti, anche perché ne esistono 364 sottodimensionate e alle istituzioni scolastiche autonome costituite con un numero di alunni inferiore a 600 unità, ridotto fino a 400 per quelle situate nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, non vengono assegnati dirigenti scolastici né direttori dei servizi generali ed amministrativi. In Campania le scuole sottodimensionate sono 45. Troppe. Dopo la riforma del titolo V della parte II della Costituzione, operata con la Legge Costituzionale n. 3/2001, vi è competenza concorrente in materia di determinazione della rete scolastica. Molto semplicemente, quando la competenza era dell’amministrazione scolastica, i parametri venivano rispettati, ora che sono coinvolte le regioni, si stenta a trovare le soluzioni, anche perché la scuola resta sempre in ombra nelle scelte politiche. Emblematico il caso della Provincia di Avellino, che quest’anno ha convocato ad horas sindaci e dirigenti… più o meno come sempre. Pronto soccorso, più che programmazione della rete scolastica!
Da anni le scuole non hanno il necessario supporto amministrativo. Più di 2000 i posti vacanti e finalmente messi a concorso per Direttore dei servizi generali ed amministrativi. Nel frattempo sono stati coperti alla men peggio, aprendo crediti di fiducia con gli interessati che in qualche modo ci hanno provato…
Nonostante le incombenze siano in continua crescita e richiedano opportuna qualificazione, l’assunzione del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario continua ad avvenire per scorrimento di graduatorie, sperando sempre nei miracoli di San Gennaro, non solo a Napoli, ma in tutta Italia…
I docenti che mancano in Italia sono tanti e il reclutamento per concorso, che resta sempre la strada maestra, stenta sempre a partire. Occorrerebbe un impegno straordinario dei ministri chiamati a svolgere questo delicato ruolo, ma finora hanno amato perdersi sui grembiulini, le merendine, promesse di aumenti faraonici di stipendio, amenità di ogni genere…
E poi ci sono gli eterni protagonisti della scuola, come sempre dimenticati… Sembra quasi che il complesso sistema debba funzionare per tutti, fuorché per i diretti interessati…
Gli studenti che cambiano, velocemente come non mai nel corso della storia, un tempo in qualche modo più o meno legati alla sedia a studiare, in un rapporto ristretto tra loro e il libro…
Ora azzardano una continua rielaborazione del proprio essere, si propongono ad un pubblico senza confini, di amici reali e virtuali.
Adesso più che mai hanno bisogno di una scuola compagna di vita, che li aiuti alla ricerca di conoscenze reali, personali, in un contesto fatto di persone, per coniugare il nuovo che avanza con l’umanità che ha radici antiche, ben piantate in un solido terreno.
Una scuola che va totalmente ripensata, capace di mettere a confronto le buone teorie e le incerte pratiche che quotidianamente si svolgono e che hanno bisogno di legittimazione pedagogica, di validazione scientifica.
Non si possono sprecare occasioni perché bisogna fare presto e senza nemmeno ragionarci troppo su… Le scelte in ambito scolastico sono delicate, non possono caratterizzarsi per approssimazione e dipendere dai sondaggi e dai possibili, aleatori successi elettorali.
La cosiddetta buona scuola, nella fretta di spendere e di creare consenso, ha finito con creare sprechi e produrre una sterminata quantità di nemici. Perché assumere è giusto, assumere senza la convinta volontà dell’interessato e secondo le logiche dell’algoritmo che sparge per l’Italia malcapitati insegnanti non è proprio la scelta più felice…
Così come per la formazione, che andava incoraggiata, incentivata per migliorare la professionalità dei docenti. Ma un bonus pensato frettolosamente, utilizzabile per le spese più disparate, a volte senza avere mai a che fare con la formazione in senso stretto, non è servito sicuramente allo scopo.
La chiamata diretta degli insegnanti si è rivelata subito una grossa burla. In pieno ferragosto dirigenti affannati dal mare o dai monti alle prese con telefonate via skype con docenti che suscitavano l’entusiasmo di chi li interpellava e che poi sistematicamente si dileguavano, perché non si era capito bene chi era che sceglieva…
Poteva essere una buona idea per evitare continui spostamenti per la perdita del posto, per costruire una comunità più larga, ma il sistema andava collaudato, sperimentato, sicuramente condiviso, senza ricorrere alla fantasiosa falsa caricatura del preside-sceriffo…
Così come per il bonus relativo al merito, finito tra mille polemiche e recriminazioni. Anche qui una preventiva, partecipata riflessione poteva aprire nuovi orizzonti a chi voleva scegliere di dedicarsi con ancora maggiore impegno alla sua professione.
Nonostante tutto, la scuola resta ancora un luogo particolare e positivo nella nostra Italia. Docenti, alunni, famiglie sono lì quotidianamente a confrontarsi, legati da quell’invisibile filo che mai si spezza: la crescita colturale, sociale, civile di chi frequenta le aule scolastiche.
Una organizzazione che non può barare, che ha risultati evidenti, trasparenti.
Chi conosce la scuola sa quante straordinarie persone la popolano, come sanno dispensare cultura e stili di vita, incidendo oggi come ieri sul futuro della nostra società alla ricerca di valori.
La scuola di oggi è più difficile per chi la dirige e per chi ci insegna, merita più considerazione, ha bisogno di ancora maggiore rispetto.
Certamente si dovranno incrementare le spese per la sicurezza, rendere più accoglienti e attrezzate le aule e gli spazi educativi, adeguare gli stipendi del personale alle necessità del presente, rafforzarne l’autonomia e la possibilità di concertazione intelligente con le esigenze del territorio, ma quello che non dovrà mancare a questo e a tutti i governi che verranno dovrà essere il rispetto reale della nostra scuola. Ultimamente è mancato, e tanto. Vogliamo sperare che ci sia un cambio di marcia. La scuola da Zungoli (e cito perché lì si voleva scippare la scuola dell’infanzia) ad Ustica (dove manca il personale, perché nessuno ci vuole andare) e fino alle più confortevoli realtà urbane dovrà avere tutte le condizioni per funzionare ottimamente come merita e come tutti si attendono…